ASSOCIAZIONE NAZIONALE

  PARACADUTISTI D'ITALIA

ALTRO SPETTACOLARE LANCIO DI ITALA 3300

Altro Spettacolare lancio del Colonnello  (ris) Paolo Filippini, direttore del Centro sportivo di paracadutismo dell’ANPDI presso l’aviosuperficie di Valdera, sede dell’aeroclub di Pisa, l’11 maggio.

La Bandiera è stata denominata Itala 3300 per descriverne lo spirito e la finalità in onore della nostra Patria nonché le dimensioni record, 3300 mq. Le foto sono di Tino Colombo, storico e appassionato paracadutista ANPDI. Grazie Paolo e grazie Tino!

 

IL NOBILE GESTO DEL FOLGORINO DI EL ALAMEIN GEN.LUIGI CAMOSSO

Sappiamo che i resti della Folgore dopo la battaglia di El Alamein all’ordine di ritirarsi si sottoposero ad una terribile marcia nel deserto che terminò il 6 novembre quando, loro malgrado, dovettero arrendersi e proprio al Ten.Col. Luigi Camosso, comandante del 187° Reggimento, il Magg. Zanninovich presentò la forza prima di deporre le armi. Il Ten. Col. Camosso (l’immagine è scadente ma è l’unica al momento reperita dell’epoca) venne quindi fatto prigioniero e, rientrato in Patria il 20 maggio 1945, fu posto in licenza di prigionia per poi essere assegnato il 20 giugno al Q.G. FOLGORE assumendo nell’ottobre del 1945, con il grado di Colonnello, il comando del 183° Reggimento Paracadutisti “Nembo” allora schierato a Dobbiaco nell’organico del “Gruppo di Combattimento Folgore.

( foto  particolare: il Col. Camosso al comando de 183° Reggimento Nembo con il suo vice comandante il Ten. Col Mario Zanninovich periodo 1945 – 48)

Nel frattempo i paracadutisti della RSI fatti prigionieri vennero internati nel “COLTANO P.O.W. CAMP. NR.337” dal quale, a seguito della sua parziale smobilitazione considerato che erano rimasti circa un migliaio di internati in attesa di essere liberati, il 25 ottobre 1945 i paracadutisti internati partirono alla volta del “CAMPO DI CONCENTRAMENTO INTERNATI DI LATERINA (AR)” (vds foto).

Il figlio del Col. Camosso, Domenico, raccolse le memorie del Padre nel libro “L’ultimo di El Alamein” nel quale si riporta:” Nell’ autunno del 1945 il Col. Camosso, con un gruppo di Paracadutisti, si recò in visita al campo prigionieri di Laterina dove erano rinchiusi vecchi Paracadutisti che avevano combattuto per la Repubblica Sociale Italiana al fianco dei tedeschi sui vari fronti contro gli alleati. Fu un incontro molto commovente, si ritrovarono i paracadutisti reduci dal fronte africano, i paracadutisti del corpo di liberazione combattente al fianco degli Alleati ed i Paracadutisti combattenti dalla parte avversa.”

L’evento è riportato anche nel libro “Per l’Onore d’Italia” di Nino Arena:” Molto gradita l’amichevole visita agli internati fatta dal folgorino Col. Camosso…. che assieme ad un gruppo di paracadutisti del sud (sud inteso come co-belligeranti degli alleati ndr) porta con il suo saluto ed augurio, viveri e generi di conforto.”

La guerra era finita, l’Italia richiedeva tutte le energie umane e spirituali per la sua pacificazione e ricostruzione….e i paracadutisti risposero all’appello: l’11 gennaio 1946 nasceva appunto l’Associazione Paracadutisti Italiani – A.P.I. fortemente voluta proprio dai paracadutisti reduci della guerra appartenuti a qualsiasi schieramento, quale esempio concreto di italianità al di sopra di ogni fattore.

Possiamo quindi certamente definire la visita di Camosso ai paracadutisti prigionieri in Laterina quale un nobile esempio di cameratismo, pacificazione ed italianità.

Si ringraziano per la collaborazione i nipoti del” folgorino Camosso” Alessandra ed Enrico.

Gen.B.(ris) Enrico Pollini

APPENDICE

Piccola Cronistoria del Campo di Laterina

1942 – 43 campo di prigionia n.82 italiano per inglesi catturati in Africa

11 sett. 43 – lug.44 campo di prigionia tedesco Dulag 132 per italiani ed anglo-americani

Lug.44 – apr.45 campo di prigionia alleato n.374 per tedeschi ed italiani della RSI

Apr.45 – 31 dic 45 campo di internamento italiano per militari RSI assegnato al DM di Firenze

1 gen 46 – feb. 47 campo di internamento per militari RSI assegnato al DM di Arezzo

Feb.48 – gen. 63 Centro Raccolta  del Ministero dell’Interno per i profughi italiani della Venezia Giulia e dal 1955 fino a chiusura per profughi somali, egiziani, tunisini, libici, algerini.

SPIRITO DI CAMERATISMO E MEMORIA STORICA: CELEBRAZIONE CONGIUNTA DELLE SEZIONI PIAVE E VITTORIO VENETO

In una giornata pregna di significato nella storia associativa dell’ANPD’I, si è svolta la prima celebrazione congiunta delle sezioni Piave e Vittorio Veneto, un evento che ha saputo unire tradizione, memoria e spirito di corpo in un’unica, coinvolgente manifestazione. La ricorrenza ha assunto un valore ancora più simbolico coincidendo con il quarantesimo anniversario della fondazione della sezione di Vittorio Veneto.

L’incontro, frutto di una collaborazione nata negli ultimi anni durante le commemorazioni al Bosco delle Penne Mozze a Cison di Valmarino, ha visto la partecipazione di numerose autorità locali, tra cui l’Assessore Maria Borboletto in rappresentanza del Comune di Montebelluna, il Sindaco di Pederobba, Marco Turato, e quello di Cornuda, Enrico Gallina.

Le celebrazioni sono con l’ammassamento nei pressi del cimitero, proseguendo con lo sfilamento lungo il Viale della Rimembranza fino al Monumento ai Caduti antistante la Chiesa Parrocchiale. Un momento di particolare intensità è stato vissuto durante l’Alzabandiera, con il Tricolore issato all’apice del pennone e mantenuto a mezz’asta per un minuto in segno di rispetto. Successivamente, con un commovente minuto di silenzio in ricordo di Papa Francesco, la bandiera è stata riportata in cima al pennone.

La cerimonia è continuata con la deposizione di una corona ai Caduti, adornata non solo dal Tricolore ma anche da un fiocco bianco e giallo. I presidenti delle due sezioni, Par. Bruno Perin della Piave e Par. Davide Sommaville di Vittorio Veneto, hanno rivolto il loro saluto alle autorità, alle associazioni e a tutti i presenti, sottolineando nel loro intervento come i nomi Piave e Vittorio Veneto rappresentino luoghi carichi di significato per la storia nazionale, ancora vivi nella memoria collettiva del territorio.

“Piave e Vittorio Veneto sono due nomi carichi di significati per il nostro Paese,” hanno ricordato i presidenti, “e ancora molto vivi nel nostro territorio. Piave, fiume sacro alla Patria, che dopo la disfatta di Caporetto, vide l’estrema linea di difesa nelle battaglie di arresto contro l’avanzata austroungarica. Vittorio Veneto, città della Vittoria ma anche città natale di Alessandro Tandura, tenente degli Arditi Alpini e primo paracadutista della storia in azione di guerra, a cui la sezione vittoriese è intitolata.”

Nel suo intervento, il vicepresidente della Provincia di Treviso, Dott. Fabio Maggio, insieme alla vicesindaco di Farra di Soligo, Dott.ssa Silvia Spadetto, ha ribadito l’importanza delle associazioni d’arma e sottolineato il valore della collaborazione tra le due sezioni “in un momento storico che tende alla divisione e all’individualismo”.

Un ringraziamento particolare è stato rivolto alle numerose sezioni sorelle presenti, alle varie associazioni d’arma, ai membri della Banda Musicale di Pederobba che hanno accompagnato la cerimonia con le loro note solenni, e all’Istituto del Nastro Azzurro, rappresentato dalla sua presidente, figlia di un carrista decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare della divisione Ariete, che condivise con la divisione Folgore l’epopea di El Alamein.

A conclusione della parte ufficiale, verso le 16.00, cinque paracadutisti hanno offerto uno spettacolare lancio sul campo sportivo, dispiegando nel cielo azzurro un Tricolore di oltre 200 metri quadrati, suscitando l’entusiasmo e l’ammirazione dei presenti. La giornata si è conclusa presso i locali della Pro Loco di Col San Martino con un pranzo sociale che ha rafforzato ulteriormente lo spirito di cameratismo e collaborazione tra le due sezioni.

L’evento è stato definito da tutti “una festa bella, riuscita bene”, e ha rappresentato un esempio concreto di come la memoria storica e i valori fondanti del paracadutismo militare italiano possano essere tramandati alle nuove generazioni attraverso iniziative che uniscono invece di dividere, in perfetta sintonia con il motto “Folgore!”

I FUNERALI DEL GEN. CELENTANO SI TERRANNO IN FORMA STRETTAMENTE PRIVATA PER VOLONTA’ DELLA FAMIGLIA

COMUNICATO:

La Salma del generale Celentano è esposta dalle 12,00 di oggi e fino a tutto domani 30 aprile 2025 presso la sala mortuaria dell’ospedale “Le Scotte” di Siena.
Successivamente, per espressa volontà della famiglia, i funerali saranno effettuati in forma STRETTAMENTE PRIVATA.
Eventuali espressioni di cordoglio possono essere inviate al sottonotato indirizzo:
Famiglia CELENTANO via Palazzuolo 61/C – 53031 Casole d’Elsa località Orli (SIENA).

IL COMMOSSO RICORDO DEL GEN. CELENTANO NELLE PAROLE DEL GEN. C.A. CC (r) MICHELE FRANZE’

Ho avuto l’onore e il privilegio di comandare il ‘Tuscania’ quando alla guida della ’Folgore’ c’era il Generale Enrico Celentano, comandante di straordinaria cristallinita’ di sentimenti e di eccezionale integrità morale e professionale.

La Sua alta guida fu per noi carabinieri paracadutisti illuminante sempre e dovunque, facendoci così sentire paracadutisti tra i paracadutisti, senza differenze di mostrine, alamari o colore di giubba.

Il rispetto per la Sua figura di Uomo e di Soldato e l’intima convinzione della Sua estraneità alle accuse mossegli mi ha indotto a esprimere in tante occasioni il mio giudizio sulla Sua innocenza.

Comandante Celentano, caro Enrico, hai sempre salutato i tuoi amici e collaboratori con una vigorosa stretta di mano. Oggi, per il Tuo ultimo lancio, mi prendo la libertà di salutarti con un abbraccio, urlando con Te il nostro grido ‘FOLGORE’.

Gen. C.A. CC (r) Michele Franze’

E’ PASSATO A MIGLIOR VITA IL GENERALE ENRICO CELENTANO

Dopo il riacutizzarsi di una grave malattia con la quale aveva combattuto per anni e che lo aveva recentemente costretto al ricovero presso l’Ospedale di Siena, la sera del 28 aprile 2025 è passato a miglior vita il Generale Enrico Celentano, figura iconica per tutti i paracadutisti italiani di questo dopoguerra.

Padre nobile e Comandante della CEPAR negli anni ‘70, la compagnia esplorante inquadrata nel 5° battaglione paracadutisti “El Alamein” di Siena, aveva lasciato una traccia indelebile nei suoi paracadutisti di allora, i “ceparini” come li si indica confidenzialmente nella Folgore, ai quali è sempre rimasto legato da un forte affetto, ricambiato da tutti.  Passato di grado, effettuò tutti i prescritti periodi di comando presso le unità della Folgore della quale fu Comandante per due anni a cavallo della fine del secolo. Successivamente, venne impiegato presso il Comando delle Forze di Proiezione a Milano dove concluse il suo servizio.

Uomo dal tratto gentile e formale al tempo stesso, tributava a tutti il titolo di “Comandante”, dall’ultimo dei suoi paracadutisti di leva ai propri colleghi e parigrado, affermando a chi gli chiedeva il motivo di tale appellativo che come minimo tutti siamo almeno comandanti di noi stessi. Il Comando, per lui, era infatti la quintessenza dello spirito del militare, di ogni militare, teso a dominare le proprie passioni e le proprie paure con un costante sforzo di volontà. Non lo si può non ricordare come perennemente teso nel faticoso impegno di governare se stesso, gli uomini e le unità alle sue dipendenze con l’esempio, rifuggendo facili prove di forza per imporsi sui sottoposti, ai quali si rivolgeva con un rispettoso “Voi” a prescindere, anche in questo caso, da gradi e funzioni. E in questa onerosa impresa si metteva in gioco personalmente, rifuggendo da tutte quelle grandi e piccole libertà che chiunque esercita un comando tende a praticare, nell’atteggiamento come nel tratto con gli altri. Sempre presente e sempre disponibile, individuava nella liturgia laica dell’alzabandiera mattinale, al quale partecipava immancabilmente anche da Comandante della Brigata, il momento per rendersi presente con i propri uomini, guardandoli negli occhi mentre proponeva testimonianze del valore dei Soldati italiani, o mentre commentava coram populo il bel comportamento di qualcuno, o quando riprendeva o premiava altri per l’assetto formale, o per quelle grandi e piccole frizioni e per i frequenti atti di generosità che caratterizzavano il vivere in comune di migliaia di maschi ventenni costretti a rispettare le stesse regole e a condividere lo stesso stile di vita, a prescindere dal proprio vissuto precedente.

Un vero docente di democrazia, qualsiasi cosa di positivo possa significare questo termine.

Chi scrive ha avuto l’onore di essere con lui Comandante di Corpo durante l’indimenticabile operazione IBIS in Somalia, dove esercitava il Comando del 186° reggimento a Balad, per essere poi alle sue dipendenze quando ricoprì l’incarico di “Aquila 1”. Sempre ultimo alla fila per la distribuzione del rancio e primo all’adunata come al lancio, non cedeva alla tentazione frequente in molti Comandanti di accentrare a se stesso ogni decisione, per paura delle grane indotte dall’approssimazione di alcuni sottoposti. E i paracadutisti, a partire da quelli più direttamente esposti all’azione del suo esempio, lo ricambiavano con un impegno assoluto, consapevoli componenti di una società di pares di cui lui era semplicemente il primus.

Ci mancheranno i suoi auguri, ad ogni festa comandata, redatti in stringato stile militare, e la sua presenza alle cerimonie più significative della Specialità, dove immancabilmente spariva letteralmente al “rompete le righe”, rifuggendo il rito del vin d’honneur finale che lo avrebbe sottratto anche se per pochi minuti all’affetto dei suoi ceparini.

Un Uomo come pochi, il Generale Enrico Celentano, avvelenato negli ultimi due decenni di vita dal trascinarsi di una dolorosa vicenda giudiziaria che non ne ha intaccato l’onore ma che forse per la prima volta ha incrinato la sua incrollabile fiducia nell’uomo.

La sua amarezza è la nostra.

Ci rimane la nostalgia di un Comandante straordinario.

Folgore, Comandante

Gen.CA (ris) Marco BERTOLINI

Presidente Nazionale dell’ANPd’I

20 APRILE 1943: A TAKROUNA IL GRIDO FOLGORE SEGNO’ ANCORA LA STORIA

La Folgore venne data per disciolta nella fornace della battaglia grande di El Alamein iniziata il 23 ottobre 1942: …ma non fu così!!

Come mille rivoli che vanno verso il mare i paracadutisti superstiti isolati, in colonne, a piedi, con automezzi…spesso sbucando dal nulla via via si ricostituirono toccando le località di El Taqa, Fuqa, Marsa Matruh, Bardia, Tobruch, Barce, Nofilia, Breviglieri..passando dall’Egitto alla Libia che venne lasciata nel gennaio del ’43 ripiegando per Cussabat, Tavorga, dintorni di Tripoli, Ben Gascir e Castel Benito…dove la specialità ebbe inizio.. spesso a contatto balistico con l’incalzante nemico, alla volta della Tunisia. Erano inquadrati dal 4 gennaio 1943 nel 66° Reggimento Fanteria “Trieste” quale III° Battaglione Paracadutisti su 109^ Cp. Comando,110^, 111^ e 112^ Cp più la 285^ Cp. Paracadutisti. Andarono, agli ordini del Generale Messe comandante dell’ACIT poi ribattezzato 1^ Armata, sulla linea del Mareth poi dell’Akarit dove il 5 aprile ’43 ebbe luogo una battaglia contro forze preponderanti nella quale il battaglione perse la 109^ e 110^ compagnia..poi Takrouna.

Il III° Btg era ormai ridotto ad un plotone comando, la 108^ Cp (ex 285^) e la 112^: fu in questo periodo che il battaglione iniziò a identificarsi come CCLXXXV Battaglione Paracadutisti. Rilievo roccioso Takrouna toccò alla “Trieste” che subì l’attacco dal 19 al 21 aprile di quattro battaglioni di neozelandesi e maori: i fanti del 66° si batterono come leoni ma dovettero cedere. Inizialmente in riserva il battaglione paracadutisti venne lanciato al contrattacco per riconquistare Takrouna nel frattempo in mano nemica. Questo sparuto reparto di paracadutisti (2 cp) alle 02.00 del pomeriggio del 20 aprile, in fila, attraversò la terra di nessuno cantando “ …all’armi arditi dell’aria..”.

La 108^procedette all’assalto dalla base del paese mentre la 112^ cercò una via per scalare la roccia: gli ex alpini, che erano già del V° Btg. Paracadutisti, risultarono preziosi e così un pugno di audaci sbucò alle spalle dei maori, la lotta fu serrata, pugnale contro baionetta, senza quartiere e con la forza del proprio nome i folgorini ripulirono la cima terminando la lotta esausti e con gravi perdite. Il 21 aprile una marea di forze nemiche ebbe ragione dei nostri.

Tutti quei paracadutisti furono eroi!!

La Folgore data per finita rinacque con il CCLXXXV Battaglione Paracadutisti che fece ancora conoscere al nemico di cosa erano capaci i paracadutisti italiani al grido di “FOLGORE!!!”.

Gen.B.(ris) Enrico Pollini

PS: l’articolo  è ovviamente succinto e non esaustivo dell’argomento: lo scopo è quello di ricordare i fatti e di stimolare il vostro approfondimento per il quale si consiglia il libro:” PARACADUTISTI DOPO EL ALAMEIN” edito da Archivio storia per l’ANPd’I ( già illustrato nelle pagine di questo sito) per info anpdi.nazionale@assopar.it.

L’ONORE DELLA MEMORIA: DONATA AL 185° RRAO LA MAVM DEL PARACADUTISTA SILVIO INFANTI

In occasione dell’80° anniversario dell’Operazione Herring, si è tenuta presso la Caserma Pisacane di Livorno una toccante cerimonia che ha visto protagonista la memoria di un valoroso paracadutista italiano. La Medaglia d’Argento al Valor Militare conferita al Paracadutista Silvio Infanti, originario di Bagnarola (PN), paese limitrofo a Portogruaro, e caduto durante la storica Operazione Herring, è stata formalmente donata alla Sala dei Ricordi del 185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi (RRAO), erede dello spirito combattivo dello Squadrone F a cui Infanti apparteneva.

Il momento commemorativo ha rappresentato un ponte tra passato e presente, unendo memoria, riconoscenza e identità in un gesto dal profondo significato simbolico. Con questa donazione si rinnova il principio irrinunciabile secondo cui “nessun sacrificio per la Patria deve essere dimenticato”. La medaglia andrà ad affiancare la memoria di un altro portogruarese, il Paracadutista Daniele Cusan, a cui è già intitolata la sala didattica del Reggimento.

Durante la cerimonia, il rappresentante dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia ha sottolineato l’importanza del ruolo delle Associazioni d’Arma nel custodire e trasmettere la memoria dei Caduti, con particolare attenzione alle nuove generazioni che rappresentano il futuro delle Forze Armate e della nazione.

Un caloroso ringraziamento è stato espresso al Colonnello Margutti, comandante del 185° RRAO, per l’immediata e sentita adesione all’iniziativa. Un riconoscimento speciale è stato rivolto a Lucien Milan, pronipote di Silvio Infanti, per la sensibilità dimostrata e per aver voluto che il ricordo del suo antenato diventasse patrimonio condiviso di tutti i Paracadutisti italiani.

Questa donazione incarna il senso più profondo della missione dei paracadutisti e delle associazioni militari: onorare la memoria attraverso atti concreti, affinché il tempo non offuschi mai il valore di chi ha servito la Patria con estremo coraggio.

 

“ITALA 3300” HA VOLATO NEL CIELO DI FERRARA!!!.

 

Ieri 12 aprile 2025 è stato effettuato dal Col. (ris) Paolo Filippini  il lancio di collaudo della bandiera italiana più grande del mondo: ITALA 3300…tremilatrecentometri quadrati di italianita’!! Il lancio ha avuto successo tra la gioia di tutti in primis del pluricampione Paolo Filippini!. L’ANPd’I è orgogliosa di averlo tra le nostre fila quale Direttore del nostro  Centro di coordinamento del paracadutismo sportivo.

Dopo gli opportuni controlli coadiuvato dalla “squadra” di supporto e ripiegamento della Sezione ANPd’I di Massa Carrara (alla quale è iscritto) con in testa il Presidente di Sezione Mario Lorieri, Filippini si è imbarcato sul vlv I-CANO di Ferrara…

effettuando quindi il lancio. Erano presenti oltre alle autorità civili e militari di Ferrara, il Segretario Generale dell’ANPd’I Gen.B. (ris) Enrico Pollini, il membro della Commissione Tecnica Nazionale dell’ANPd’I Giovanni Conforti, il Presidente della Sezione ANPd’I di Ferrara Maurizio Grazzi assieme ai suoi paracadutisti, le Sezioni del 4° Gruppo Regionale che proprio per l’occasione hanno effettuato la consulta di Zona con il Consigliere Nazionale Massimo Buratti…e tanti paracadutisti e cittadini di Ferrara!. Speaker della manifestazione il Direttore Tecnico della Sezione di Ferrara Lucio Fusco.

Ora  nei tempi che Paolo Filippini deciderà il prossimo obbiettivo sarà l’omologazione del record secondo le normative vigenti.

Grazie Paolo per la tua dedizione, coraggio, la tua passione e semplicità con la quale ti proponi a tutti noi: siamo tutti con te !!

FOLGORE!!

IL GRAN GIORNO DEL TRICOLORE DA RECORD DEL COL. FILIPPINI

Oggi 12 aprile 2025, a partire dalle ore 16:00, sarà effettuato il primo lancio di collaudo della bandiera italiana più grande al mondo portata in volo da un singolo paracadutista di ben 3300 mq.

Il lancio sarà effettuato presso l’Aeroclub di Ferrara situato in via Aeroporto nr. 128, sede anche dell’A.S.D. Scuola Paracadutismo Ferrara che fornirà il supporto tecnico e logistico al Colonnello Paolo Filippini, Ufficiale dell’Esercito Italiano, oggi in congedo, pluricampione del mondo di paracadutismo.

L’ANPdI, orgogliosa di poter avere il Col. Filippini quale Direttore del proprio Coordinamento per il paracadutismo sportivo, sarà presente, per il giusto sostegno morale all’impresa, con tutta la Consulta del 4° Gruppo Regionale.

Alle ore 16:00 circa verrà effettuato un primo lancio con la bandiera da 1600 mq che servirà al Colonnello per sondare le condizioni meteo e simbolicamente passare il testimone alla nuova, più grande ed imponente bandiera da 3300 mq.

Alle ore 18:00 circa, dopo i necessari e numerosi controlli pre-lancio, sarà il momento di tentare l’apertura del nuovo vessillo, portato dal Colonnello ed accompagnato da due paracadutisti della Scuola di paracadutismo di Ferrara che effettueranno le riprese dell’evento, dal volo ed uscita dall’aereo, al dispiegamento e discesa a paracadute aperto.

Folgore!

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