ASSOCIAZIONE NAZIONALE

  PARACADUTISTI D'ITALIA

VANDA BERTONI HA EFFETTUATO L’ULTIMO LANCIO

La scomparsa di Vanda Bertoni ha colpito tutti i paracadutisti dell’Associazione con identico dolore. Vanda era un’istituzione per tutti noi, per il suo vissuto in guerra come Ausiliaria del reggimento Folgore della RSI, per il suo operoso e generoso impegno nel dopoguerra a favore dei propri camerati in difficoltà e delle loro famiglie, e per il valore aggiunto di passione che portò in dote all’Associazione fin dal suo nascere nell’immediato dopoguerra. Fu grazie a lei e a tante donne e uomini animati dagli stessi sentimenti che per i paracadutisti la pacificazione della quale lamentiamo tutti la mancanza a livello nazionale, fu cosa fatta già a partire dal 26 aprile 1945. Grazie a loro l’Associazione nasceva infatti come casa dei “paracadutisti” in quanto tali, senza gli steccati e i pregiudizi ideologici che ancora oggi in altri ambiti dividono con sempre maggiore virulenza gli Italiani in buoni e reprobi, in giusti e sbagliati, in bianchi, rossi e neri.Per questo, quando venne a mancare il nostro indimenticabile Presidente Onorario Carlo Murelli mi fu facile proporre che fosse Vanda a sostituirlo nell’importante carica, al fianco di Paola Del Din, altra grande Italiana che nel corso della guerra aveva militato, eroicamente, sul fronte opposto a quello di Vanda, ma con lo stesso amore per la nostra Patria. Vanda e Paola rappresentavano così emblematicamente la nostra passione per un’Italia orgogliosa di se stessa, della propria inimitabile storia che affonda le radici nei millenni, delle proprie tradizioni che la rendono unica a livello mondiale, senza timidezze né complessi di inferiorità nei confronti di nessuno.

 Vanda e Paola accettarono, ognuna col proprio stile dando una grande lezione di disponibilità e di attaccamento ai nostri valori. E dando corpo al nostro bisogno di unità.

Ora Vanda se n’è andata, dopo una lunga vita che ha attraversato fasi della storia nazionale nelle quali le passioni trafilavano attraverso un percorso di continue delusioni, speranze, illusioni, timori ed entusiasmi per il futuro. Non possiamo sapere quanto questo alternarsi di docce fredde e boccate di ossigeno influisse sulla sua fede per la nostra Patria. Ma ci era facile leggere nel suo cuore e cogliere lo stesso amore per l’Italia che l’aveva animata da giovane donna e poi da entusiasta appartenente all’associazione. Ci era facile giudicarla dal comportamento e dalle azioni, ascoltando il racconto di quanti beneficiarono della sua generosa, ostinata e coraggiosa operosità.

Amorevole madre di figli di altre madri, affettuosa sorella di fratelli di altre sorelle, seppe portare nel buio dello sconforto i colori e i calori che solo la famiglia può assicurare, concretizzando emblematicamente quella fraternità d’armi di cui anche noi, più modestamente, abbiamo potuto beneficiare.

Credo che per ricordarla non ci siano migliori parole di quelle che scrisse di lei il suo Comandante, Edoardo Sala.
Se il Capitano Bonola fu l’uomo giusto per risolvere i problemi di indole legale e aiutare i paracadutisti in prigione e Don Zinaghi l’uomo del Signore per lenire il dolore delle madri e rafforzare la fede, Vanda Bertoni, ausiliaria del S.A.F. nel 3° Btg., fu il cuore grande e generoso necessario per collegare, sostenere e aiutare tutti coloro che languivano nelle prigioni, soffrivano nella latitanza, pronta sempre a sensibilizzare quelli che erano rimasti fuori, spronarli affinchè offrissero il loro contributo di fede, di sostegno morale ed economico ai fratelli più sfortunati”.

Solo una donna di così elevati sentimenti, capace di grandi impulsi ed azioni, altruista e premurosa, può esprimere armoniosamente sentimenti umani, equilibrio affettivo, motivi delicati e giusta misura per assolvere, con pienezza di risultati, la grande, impegnativa missione che per quarant’anni ha svolto e sta ancora svolgendo Vanda Bertoni, per i morti e per i vivi.
Quante centinaia, forse migliaia di lettere ha scritto in ogni parte d’Italia per tessere mirabilmente la trama della solidarietà umana, quanti viaggi in treno, in tram, in corriera, in bicicletta e a piedi ha fatto per collegare e saldare i fili lontani ma tenaci della nostra grande famiglia, per riannodare vincoli, unire ancor più intenti e propositi, traducendo in aspetti concreti, con tenacia o con un sorriso dolce e accattivante, le intenzioni, le promesse affinché non rimanessero solo buoni proponimenti, trasformando l’entusiasmo, bello ma irrazionale, in un atto positivo e per ognuno ha avuto un ringraziamento, una parola, un gesto di solidale impegno, ricevendo in cambio, da tutti, sentimenti, consensi, stima ed ammirazione.

Quanti fratelli imprigionati hanno ricevuto da Vanda una riga di conforto, un segno di solidarietà, un motivo di speranza, un incitamento a resistere, a non disperare nella giustizia, negli uomini onesti e generosi che, grazie a Dio, allignano ancora in questa nostra Italia amata e vilipesa, che operarono anche in quegli anni buii che sapevano di medio evo e di inquisizione politica.

Nessuno di noi potrà mai dimenticare questo apostolato incredibile iniziato a vent’anni e non ancora terminato, nessuno potrà mai ricompensare questa nostra splendida e amata sorella paracadutista fra i paracadutisti in misura proporzionata alla missione affrontata, ai risultati ottenuti sia morali che umani.


Quando la triste parentesi del settarismo giudiziario si chiuse, seppellita finalmente dalla insopprimibile verità, Vanda Bertoni non smobilitò ma si dedicò ad una nuova e non meno encomiabile missione: ritrovare i resti di coloro che caddero nelle contrade del Piemonte e della Lombardia, identificarli, dar loro onorata sepoltura nel Sacrario dei paracadutisti di Tradate, sorto nel frattempo per volere dei superstiti, dare alle madri motivo struggente e pietoso di deporre un fiore sul sacello dei loro ragazzi e dire una preghiera.


Un compito eguale a quello assolto a Roma dalle madri dei caduti di Nettuno e dell’Acqua Buona e da altri paracadutisti, per riformare idealmente i ranghi del reggimento, far ritrovare assieme ai vivi i morti, dare agli ignori un nome e un degno posto dove riposare in pace per l’eternità. Tutto questo grande patrimonio morale lo dobbiamo a Vanda, alla sua missione, alla sua tenacia, al suo amore, alla sua fede. Al riposo barattato con la fatica, alla giovinezza offerta generosamente e disinteressatamente, anno dietro anno, in cambio del ritrovamento della salma di un Caduto, del ringraziamento commosso di una madre o di un compagno d’armi, del premio senza prezzo di poter collocare nel giusto riposo del Signore, ciò che restava di una vita stroncata a vent’anni.


Tutto questo dobbiamo a Vanda Bertoni, ed altro ancora.

Insignita giustamente per la sua umanitaria missione di fratellanza e d’amore della Stella al Merito della Bontà, nominata meritatamente Cavaliere dell’O.M.R.I., paracadutista con diversi lanci, Vanda rappresenta ancora oggi, per tutti noi, un simbolo di ciò che una donna coraggiosa e armata solo della fede, della volontà e di grandi sentimenti è in grado di realizzare.

Nessuna ricompensa è adeguata come ringraziamento per questa lunga missione di fede e d’amore, ma se tu, Vanda, ti accontenti del nostro affetto, della nostra riconoscenza e della grande stima che ti portiamo puoi sentirti felice, serena e interamente appagata.

Edoardo Sala

3 risposte a “VANDA BERTONI HA EFFETTUATO L’ULTIMO LANCIO”

  1. Ho avuto l’onore di fare da cavaliere alla paracadutista Wanda Bertoni alcuni anni fa in occasione di una ricorrenza della Battaglia di El Alamein tenutasi al Capar e mi sono bastate quelle due ore per avere l’idea della Sua grandezza.
    Riposa in Pace Wanda, Riposa in Pace nell’angolo di cielo che Ti é riservato.
    Noi non ti dimenticheremo.

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