ASSOCIAZIONE NAZIONALE

  PARACADUTISTI D'ITALIA

BUDAPEST 26 MAGGIO: L’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO E L’ANPd’I RENDONO OMAGGIO AI CADUTI ITALIANI

Nel silenzio composto del Cimitero dei Caduti Italiani Sváz éve a lakosság szolgálatában, nel cuore di Budapest, si è svolta ieri, 26 maggio, una cerimonia commemorativa in onore dei militari italiani caduti in terra straniera durante i conflitti del Novecento.

    

L’evento, promosso dall’Ambasciatore d’Italia in Ungheria, S.E. Manuel Jacoangeli, ha visto la partecipazione dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, rappresentata dal Gen. Enrico Pollini, e della Federazione di Messina del Nastro Azzurro, con il Presidente Prof. Biagio Ricciardi e il Tenente Colonnello (ris.) Letterio Sciliberto, membro del Consiglio Direttivo.


A conferire ulteriore solennità alla cerimonia è stato il Picchetto d’Onore, composto da militari della Brigata “Aosta” e comandato dal Tenente Alessandro Lorenzini del 24° Reggimento Artiglieria Peloritani, che ha reso omaggio ai Caduti. Presenti anche il Comandante del contingente italiano in Ungheria, Tenente Colonnello Domenico Oppedisano; l’Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia, Colonnello Filippo Di Stefano; il Console Onorario d’Italia a Budapest, Roberto Sarcià; e il Colonnello Emanuele Patalano in rappresentanza del Comando NATO (NATO Force Integration Unit Hungary) con sede a Székesfehérvár.


Numerose le delegazioni associative italiane all’estero, a testimonianza della continuità della memoria tra istituzioni civili, militari e associative. La loro presenza ha contribuito a rendere la cerimonia ancora più sentita e partecipata.
Ai lati del monumento ai Caduti erano schierati i labari: quello della Federazione di Messina del Nastro Azzurro, fregiato di 32 Medaglie d’Oro al Valor Militare e scortato da Emanuele Castrianni, e quello dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, accompagnato dal Maresciallo Ordinario Francesco Soffli. Due simboli intrisi di memoria storica e del valore delle Forze Armate italiane.


La funzione religiosa è stata officiata da Don Stefano Tollu, cappellano militare capo del contingente italiano in Ungheria e Bulgaria, che ha impartito la benedizione al monumento e alle sepolture.


Il momento culminante della cerimonia è stato la deposizione della corona d’alloro al monumento ai Caduti. In testa al corteo il Tenente Colonnello Oppedisano, seguito dal Colonnello Di Stefano, dal Professor Ricciardi e dal Generale di Brigata (ris.) Enrico Pollini, Segretario Generale dell’ANPd’I. A seguire, il minuto di silenzio e l’esecuzione dell’Inno nazionale, in un clima di profondo raccoglimento e rispetto.
Nel suo intervento, il Tenente Colonnello Oppedisano ha richiamato il significato simbolico del 24 maggio 1915, data dell’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria dei Caduti anche oltre i confini nazionali.

Il Cimitero ospita 54 lapidi in marmo che riportano, ove disponibili, i nomi e i cognomi dei circa 1500 militari italiani caduti. In molti casi, la dicitura è semplicemente “sconosciuto”. Le sepolture sono disposte ordinatamente in righe e colonne, corredate da locandine commemorative che ne facilitano la consultazione e il ricordo.Durante la cerimonia è stato anche menzionato un progetto di ricerca volto alla ricostruzione dei nominativi dei decorati al Valor Militare sepolti in Ungheria, tramite un’analisi comparativa di dati archivistici e anagrafici.
La commemorazione si è conclusa con un momento di silenzio e raccoglimento davanti alle lapidi: un tributo sobrio e composto a chi ha servito l’Italia in armi, lontano dalla propria terra.

SCOMPARE IMPROVVISAMENTE GIANFRANCO BALLARIO PRESIDENTE DELLA SEZIONE ANPd’I DI TORINO.

E’ morto improvvisamente, a soli 72 anni, nella notte Gianfranco Ballario, Presidente della Sezione di Torino. 

Nato il 18/09/1952 ad Alpignano in provincia di Torino ha svolto il servizio militare nella Folgore presso la SMIPAR  nel 1973 – 74 acquisendo la qualifica di paracadutista militare n.° 42170 e congedandosi  con il grado di Sergente.

Grande lavoratore, dedito alla Famiglia, ha trovato anche il tempo di dedicarsi all’ANPd’I  assumendo le cariche  di Proboviro, Garante e per ultima quella di Presidente della Sezione di Torino: una persona disponibile e pronta ad assumersi responsabilità per il bene dell’Associazione.

L’Associazione tutta lo piange e si unisce al dolore dei Suoi Famigliari.

Sergente paracadutista Gianfranco Ballario! PRESENTE!

 FOLGORE!!

I funerali si svolgeranno in forma civile il 23 maggio alle ore 11,15 presso il Tempio Crematorio di Piscina, con ultimo saluto alle ore 09.45 partendo dalla casa Funeraria Baudino di Alpignano.

IL GEN. C.A. MASSIMO SCALA ASSUME IL COMANDO DEL COMFOTER

Si è tenuto a Roma il passaggio di consegne del Comando del COMFOTER tra il Gen. C.A. Gaetano Zauner (cedente e prossimo al collocamento in quiescenza) e il Gen.C.A.Massimo Scala (subentrante). La cerimonia è stata presieduta dal Capo di SME, Generale Carmine Masiello che nel suo intervento dopo aver tratteggiato la carriera del cedente e del subentrante ha avuto forti parole all’indirizzo degli astanti, ribadendo la necessità di una rivoluzione culturale nella forza armata per metterla in condizioni di fronteggiare le sfide attuali. Nulla può essere dato per scontato ed ha richiamato i presenti a farsi carico delle proprie responsabilità per il bene dell’esercito e della Patria.

Tra le associazioni presenti, è stata molto apprezzata dai presenti -tra i quali spiccavano moltissime greche col basco amaranto – anche l’ANPDI con il proprio labaro (il Medagliere sarà presente a Casa Grizzano e non era disponibile) nelle mani del Consigliere Nazionale Oreste Casciaro, accompagnato dal Col. Angelo Palmas, socio della sezione di Anzio.

Il Gen. Scala è un Ufficiale del Genio paracadutista che ha nel suo DNA lo spirito della Folgore, acquisito presso la compagnia Genio della Folgore e è in successivi importanti incarichi di vertice nella Forza Armata. A margine della cerimonia, nel corso del successivo vin d’honneur il Capo di SME ha rassicurato il Presidente Nazionale sulla continuazione delle attività volte a rimuovere gli ostacoli per una riattivazione della circ.1400.

Il Presidente Nazionale Gen.C.A. (ris) Marco Bertolini

CONFERENZA DEL GEN.B.( RIS) RAFFAELE IUBINI SU OPERAZIONE HERRING, FIRENZE 23 MAGGIO.

Il nostro Vice Presidente Nazionale sarà relatore di una conferenza sull’operazione Herring a Firenze, promossa dall’Associazione Nazionale Combattenti delle Forze Armate regolari nella Guerra di Liberazione (ANCFARGL). Si tratta di un’altra occasione per rievocare uno dei momenti più belli della nostra storia nell’ottantesimo anniversario. Il Generale Iubini porterà come valore aggiunto all’evento alcune memorie del Padre, l’Aiutante di Battaglia Abelardo Iubini una delle pietre angolari dell’ANPDI, che della battaglia fu uno dei protagonisti principali.

ALTRO SPETTACOLARE LANCIO DI ITALA 3300

Altro Spettacolare lancio del Colonnello  (ris) Paolo Filippini, direttore del Centro sportivo di paracadutismo dell’ANPDI presso l’aviosuperficie di Valdera, sede dell’aeroclub di Pisa, l’11 maggio.

La Bandiera è stata denominata Itala 3300 per descriverne lo spirito e la finalità in onore della nostra Patria nonché le dimensioni record, 3300 mq. Le foto sono di Tino Colombo, storico e appassionato paracadutista ANPDI. Grazie Paolo e grazie Tino!

 

IL NOBILE GESTO DEL FOLGORINO DI EL ALAMEIN GEN.LUIGI CAMOSSO

Sappiamo che i resti della Folgore dopo la battaglia di El Alamein all’ordine di ritirarsi si sottoposero ad una terribile marcia nel deserto che terminò il 6 novembre quando, loro malgrado, dovettero arrendersi e proprio al Ten.Col. Luigi Camosso, comandante del 187° Reggimento, il Magg. Zanninovich presentò la forza prima di deporre le armi. Il Ten. Col. Camosso (l’immagine è scadente ma è l’unica al momento reperita dell’epoca) venne quindi fatto prigioniero e, rientrato in Patria il 20 maggio 1945, fu posto in licenza di prigionia per poi essere assegnato il 20 giugno al Q.G. FOLGORE assumendo nell’ottobre del 1945, con il grado di Colonnello, il comando del 183° Reggimento Paracadutisti “Nembo” allora schierato a Dobbiaco nell’organico del “Gruppo di Combattimento Folgore.

( foto  particolare: il Col. Camosso al comando de 183° Reggimento Nembo con il suo vice comandante il Ten. Col Mario Zanninovich periodo 1945 – 48)

Nel frattempo i paracadutisti della RSI fatti prigionieri vennero internati nel “COLTANO P.O.W. CAMP. NR.337” dal quale, a seguito della sua parziale smobilitazione considerato che erano rimasti circa un migliaio di internati in attesa di essere liberati, il 25 ottobre 1945 i paracadutisti internati partirono alla volta del “CAMPO DI CONCENTRAMENTO INTERNATI DI LATERINA (AR)” (vds foto).

Il figlio del Col. Camosso, Domenico, raccolse le memorie del Padre nel libro “L’ultimo di El Alamein” nel quale si riporta:” Nell’ autunno del 1945 il Col. Camosso, con un gruppo di Paracadutisti, si recò in visita al campo prigionieri di Laterina dove erano rinchiusi vecchi Paracadutisti che avevano combattuto per la Repubblica Sociale Italiana al fianco dei tedeschi sui vari fronti contro gli alleati. Fu un incontro molto commovente, si ritrovarono i paracadutisti reduci dal fronte africano, i paracadutisti del corpo di liberazione combattente al fianco degli Alleati ed i Paracadutisti combattenti dalla parte avversa.”

L’evento è riportato anche nel libro “Per l’Onore d’Italia” di Nino Arena:” Molto gradita l’amichevole visita agli internati fatta dal folgorino Col. Camosso…. che assieme ad un gruppo di paracadutisti del sud (sud inteso come co-belligeranti degli alleati ndr) porta con il suo saluto ed augurio, viveri e generi di conforto.”

La guerra era finita, l’Italia richiedeva tutte le energie umane e spirituali per la sua pacificazione e ricostruzione….e i paracadutisti risposero all’appello: l’11 gennaio 1946 nasceva appunto l’Associazione Paracadutisti Italiani – A.P.I. fortemente voluta proprio dai paracadutisti reduci della guerra appartenuti a qualsiasi schieramento, quale esempio concreto di italianità al di sopra di ogni fattore.

Possiamo quindi certamente definire la visita di Camosso ai paracadutisti prigionieri in Laterina quale un nobile esempio di cameratismo, pacificazione ed italianità.

Si ringraziano per la collaborazione i nipoti del” folgorino Camosso” Alessandra ed Enrico.

Gen.B.(ris) Enrico Pollini

APPENDICE

Piccola Cronistoria del Campo di Laterina

1942 – 43 campo di prigionia n.82 italiano per inglesi catturati in Africa

11 sett. 43 – lug.44 campo di prigionia tedesco Dulag 132 per italiani ed anglo-americani

Lug.44 – apr.45 campo di prigionia alleato n.374 per tedeschi ed italiani della RSI

Apr.45 – 31 dic 45 campo di internamento italiano per militari RSI assegnato al DM di Firenze

1 gen 46 – feb. 47 campo di internamento per militari RSI assegnato al DM di Arezzo

Feb.48 – gen. 63 Centro Raccolta  del Ministero dell’Interno per i profughi italiani della Venezia Giulia e dal 1955 fino a chiusura per profughi somali, egiziani, tunisini, libici, algerini.

SPIRITO DI CAMERATISMO E MEMORIA STORICA: CELEBRAZIONE CONGIUNTA DELLE SEZIONI PIAVE E VITTORIO VENETO

In una giornata pregna di significato nella storia associativa dell’ANPD’I, si è svolta la prima celebrazione congiunta delle sezioni Piave e Vittorio Veneto, un evento che ha saputo unire tradizione, memoria e spirito di corpo in un’unica, coinvolgente manifestazione. La ricorrenza ha assunto un valore ancora più simbolico coincidendo con il quarantesimo anniversario della fondazione della sezione di Vittorio Veneto.

L’incontro, frutto di una collaborazione nata negli ultimi anni durante le commemorazioni al Bosco delle Penne Mozze a Cison di Valmarino, ha visto la partecipazione di numerose autorità locali, tra cui l’Assessore Maria Borboletto in rappresentanza del Comune di Montebelluna, il Sindaco di Pederobba, Marco Turato, e quello di Cornuda, Enrico Gallina.

Le celebrazioni sono con l’ammassamento nei pressi del cimitero, proseguendo con lo sfilamento lungo il Viale della Rimembranza fino al Monumento ai Caduti antistante la Chiesa Parrocchiale. Un momento di particolare intensità è stato vissuto durante l’Alzabandiera, con il Tricolore issato all’apice del pennone e mantenuto a mezz’asta per un minuto in segno di rispetto. Successivamente, con un commovente minuto di silenzio in ricordo di Papa Francesco, la bandiera è stata riportata in cima al pennone.

La cerimonia è continuata con la deposizione di una corona ai Caduti, adornata non solo dal Tricolore ma anche da un fiocco bianco e giallo. I presidenti delle due sezioni, Par. Bruno Perin della Piave e Par. Davide Sommaville di Vittorio Veneto, hanno rivolto il loro saluto alle autorità, alle associazioni e a tutti i presenti, sottolineando nel loro intervento come i nomi Piave e Vittorio Veneto rappresentino luoghi carichi di significato per la storia nazionale, ancora vivi nella memoria collettiva del territorio.

“Piave e Vittorio Veneto sono due nomi carichi di significati per il nostro Paese,” hanno ricordato i presidenti, “e ancora molto vivi nel nostro territorio. Piave, fiume sacro alla Patria, che dopo la disfatta di Caporetto, vide l’estrema linea di difesa nelle battaglie di arresto contro l’avanzata austroungarica. Vittorio Veneto, città della Vittoria ma anche città natale di Alessandro Tandura, tenente degli Arditi Alpini e primo paracadutista della storia in azione di guerra, a cui la sezione vittoriese è intitolata.”

Nel suo intervento, il vicepresidente della Provincia di Treviso, Dott. Fabio Maggio, insieme alla vicesindaco di Farra di Soligo, Dott.ssa Silvia Spadetto, ha ribadito l’importanza delle associazioni d’arma e sottolineato il valore della collaborazione tra le due sezioni “in un momento storico che tende alla divisione e all’individualismo”.

Un ringraziamento particolare è stato rivolto alle numerose sezioni sorelle presenti, alle varie associazioni d’arma, ai membri della Banda Musicale di Pederobba che hanno accompagnato la cerimonia con le loro note solenni, e all’Istituto del Nastro Azzurro, rappresentato dalla sua presidente, figlia di un carrista decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare della divisione Ariete, che condivise con la divisione Folgore l’epopea di El Alamein.

A conclusione della parte ufficiale, verso le 16.00, cinque paracadutisti hanno offerto uno spettacolare lancio sul campo sportivo, dispiegando nel cielo azzurro un Tricolore di oltre 200 metri quadrati, suscitando l’entusiasmo e l’ammirazione dei presenti. La giornata si è conclusa presso i locali della Pro Loco di Col San Martino con un pranzo sociale che ha rafforzato ulteriormente lo spirito di cameratismo e collaborazione tra le due sezioni.

L’evento è stato definito da tutti “una festa bella, riuscita bene”, e ha rappresentato un esempio concreto di come la memoria storica e i valori fondanti del paracadutismo militare italiano possano essere tramandati alle nuove generazioni attraverso iniziative che uniscono invece di dividere, in perfetta sintonia con il motto “Folgore!”

I FUNERALI DEL GEN. CELENTANO SI TERRANNO IN FORMA STRETTAMENTE PRIVATA PER VOLONTA’ DELLA FAMIGLIA

COMUNICATO:

La Salma del generale Celentano è esposta dalle 12,00 di oggi e fino a tutto domani 30 aprile 2025 presso la sala mortuaria dell’ospedale “Le Scotte” di Siena.
Successivamente, per espressa volontà della famiglia, i funerali saranno effettuati in forma STRETTAMENTE PRIVATA.
Eventuali espressioni di cordoglio possono essere inviate al sottonotato indirizzo:
Famiglia CELENTANO via Palazzuolo 61/C – 53031 Casole d’Elsa località Orli (SIENA).

IL COMMOSSO RICORDO DEL GEN. CELENTANO NELLE PAROLE DEL GEN. C.A. CC (r) MICHELE FRANZE’

Ho avuto l’onore e il privilegio di comandare il ‘Tuscania’ quando alla guida della ’Folgore’ c’era il Generale Enrico Celentano, comandante di straordinaria cristallinita’ di sentimenti e di eccezionale integrità morale e professionale.

La Sua alta guida fu per noi carabinieri paracadutisti illuminante sempre e dovunque, facendoci così sentire paracadutisti tra i paracadutisti, senza differenze di mostrine, alamari o colore di giubba.

Il rispetto per la Sua figura di Uomo e di Soldato e l’intima convinzione della Sua estraneità alle accuse mossegli mi ha indotto a esprimere in tante occasioni il mio giudizio sulla Sua innocenza.

Comandante Celentano, caro Enrico, hai sempre salutato i tuoi amici e collaboratori con una vigorosa stretta di mano. Oggi, per il Tuo ultimo lancio, mi prendo la libertà di salutarti con un abbraccio, urlando con Te il nostro grido ‘FOLGORE’.

Gen. C.A. CC (r) Michele Franze’

E’ PASSATO A MIGLIOR VITA IL GENERALE ENRICO CELENTANO

Dopo il riacutizzarsi di una grave malattia con la quale aveva combattuto per anni e che lo aveva recentemente costretto al ricovero presso l’Ospedale di Siena, la sera del 28 aprile 2025 è passato a miglior vita il Generale Enrico Celentano, figura iconica per tutti i paracadutisti italiani di questo dopoguerra.

Padre nobile e Comandante della CEPAR negli anni ‘70, la compagnia esplorante inquadrata nel 5° battaglione paracadutisti “El Alamein” di Siena, aveva lasciato una traccia indelebile nei suoi paracadutisti di allora, i “ceparini” come li si indica confidenzialmente nella Folgore, ai quali è sempre rimasto legato da un forte affetto, ricambiato da tutti.  Passato di grado, effettuò tutti i prescritti periodi di comando presso le unità della Folgore della quale fu Comandante per due anni a cavallo della fine del secolo. Successivamente, venne impiegato presso il Comando delle Forze di Proiezione a Milano dove concluse il suo servizio.

Uomo dal tratto gentile e formale al tempo stesso, tributava a tutti il titolo di “Comandante”, dall’ultimo dei suoi paracadutisti di leva ai propri colleghi e parigrado, affermando a chi gli chiedeva il motivo di tale appellativo che come minimo tutti siamo almeno comandanti di noi stessi. Il Comando, per lui, era infatti la quintessenza dello spirito del militare, di ogni militare, teso a dominare le proprie passioni e le proprie paure con un costante sforzo di volontà. Non lo si può non ricordare come perennemente teso nel faticoso impegno di governare se stesso, gli uomini e le unità alle sue dipendenze con l’esempio, rifuggendo facili prove di forza per imporsi sui sottoposti, ai quali si rivolgeva con un rispettoso “Voi” a prescindere, anche in questo caso, da gradi e funzioni. E in questa onerosa impresa si metteva in gioco personalmente, rifuggendo da tutte quelle grandi e piccole libertà che chiunque esercita un comando tende a praticare, nell’atteggiamento come nel tratto con gli altri. Sempre presente e sempre disponibile, individuava nella liturgia laica dell’alzabandiera mattinale, al quale partecipava immancabilmente anche da Comandante della Brigata, il momento per rendersi presente con i propri uomini, guardandoli negli occhi mentre proponeva testimonianze del valore dei Soldati italiani, o mentre commentava coram populo il bel comportamento di qualcuno, o quando riprendeva o premiava altri per l’assetto formale, o per quelle grandi e piccole frizioni e per i frequenti atti di generosità che caratterizzavano il vivere in comune di migliaia di maschi ventenni costretti a rispettare le stesse regole e a condividere lo stesso stile di vita, a prescindere dal proprio vissuto precedente.

Un vero docente di democrazia, qualsiasi cosa di positivo possa significare questo termine.

Chi scrive ha avuto l’onore di essere con lui Comandante di Corpo durante l’indimenticabile operazione IBIS in Somalia, dove esercitava il Comando del 186° reggimento a Balad, per essere poi alle sue dipendenze quando ricoprì l’incarico di “Aquila 1”. Sempre ultimo alla fila per la distribuzione del rancio e primo all’adunata come al lancio, non cedeva alla tentazione frequente in molti Comandanti di accentrare a se stesso ogni decisione, per paura delle grane indotte dall’approssimazione di alcuni sottoposti. E i paracadutisti, a partire da quelli più direttamente esposti all’azione del suo esempio, lo ricambiavano con un impegno assoluto, consapevoli componenti di una società di pares di cui lui era semplicemente il primus.

Ci mancheranno i suoi auguri, ad ogni festa comandata, redatti in stringato stile militare, e la sua presenza alle cerimonie più significative della Specialità, dove immancabilmente spariva letteralmente al “rompete le righe”, rifuggendo il rito del vin d’honneur finale che lo avrebbe sottratto anche se per pochi minuti all’affetto dei suoi ceparini.

Un Uomo come pochi, il Generale Enrico Celentano, avvelenato negli ultimi due decenni di vita dal trascinarsi di una dolorosa vicenda giudiziaria che non ne ha intaccato l’onore ma che forse per la prima volta ha incrinato la sua incrollabile fiducia nell’uomo.

La sua amarezza è la nostra.

Ci rimane la nostalgia di un Comandante straordinario.

Folgore, Comandante

Gen.CA (ris) Marco BERTOLINI

Presidente Nazionale dell’ANPd’I

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