Quando la morte arriva alla bella età di cent’anni normalmente il dolore per la scomparsa si esprime in forme diverse da quello che si scatena con tutta la sua violenza quando si tratta di un giovane, come abbiamo sperimentato spesso anche in questi anni soprattutto quando cadevano nostri giovani soldati in operazioni o in addestramento. Ma non per questo la perdita di Carlo rappresenta un colpo meno grave e doloroso per la nostra Associazione, della quale era Presidente Onorario. Una Presidenza, la sua, alla quale cercava di dare sostanza seguendo la vita associativa e le cerimonie della Specialità con assiduità, anche quando questo comportava trasferimenti disagevoli, per uno della sua età, lungo le strade della penisola.
La sua è stata una presenza costante nei ranghi dell’ANPDI, da quando – reduce dalla campagna d’Africa nella Folgore – ne era stato uno dei fondatori, in quel dopoguerra nel quale i migliori si impegnavano per la ricostruzione nazionale. Presidente della Sezione di Como e poi di quella di Lecco, nonché Consigliere Nazionale della 2^ Zona, in una terra che ha dato molti giovani alla Folgore e al paracadutismo militare, ha interpretato questi suoi ruoli travasando tutta la sua passione di soldato italiano nella formazione di migliaia di giovani attratti dal nostro paracadutismo, moltissimi dei quali sono approdati successivamente nelle unità della Specialità.
Come Presidente Onorario dell’ANPDI non ha mai fatto mancare la sua parola e il suo incoraggiamento, anche con riferimento alle attuali difficoltà connesse con la sospensione dell’attività aviolancistica che ci vede impegnati in una difficile battaglia per difendere, con la nostra dignità, quello che ci è stato consegnato dai soldati come lui.
Era un uomo dal carattere schivo e discreto, che gli faceva rifuggire la visibilità che il suo ruolo, ma soprattutto la sua natura di Reduce del periodo più glorioso per la Specialità, gli avrebbero fatto ben meritare. Ed era un uomo generoso, come sanno esserlo i veri paracadutisti, tra gli antesignani di quel fenomeno del “volontariato” che lo ha portato ad impegnarsi per gli altri anche nelle fila della Croce Rossa.
Come spesso succede ai tanti che iniziano la propria avventura in gruppo, a scuola o in caserma negli anni verdi, tra i lazzi e gli scherzi dei coetanei, ha concluso la parabola della sua lunga vita nella solitudine di un istituto per anziani dove si era ricongiunto alla moglie all’inizio di questo ultimo anno e mezzo di segregazioni forzate alle quali sono costretti anche i sani e i giovani. Ma non era stato abbandonato dall’affetto dei suoi paracadutisti, che non gli hanno fatto mancare mai la loro voce e il loro affetto, seppur con le difficoltà del momento presente.
Insomma, ora siamo ancora più soli. Ma è dalla consapevolezza del valore di quello che ci hanno lasciato i paracadutisti della generazione di Carlo che esce rafforzata la nostra volontà di proseguire sulla stessa strada che lui e i suoi commilitoni hanno tracciato per noi a partire da più di ottant’anni fa.
Folgore!
Il Presidente Nazionale
Gen. C.A. Marco BERTOLINI
PAR. CARLO MURELLI – Classe 1921
Arruolato nel 1941 .
Giunge alla Scuola di Tarquinia nel marzo 1942 .
Destinato a Rovezzano (FI), in maggio, viene inquadrato nella 17^ cp. (Ten. Fonseca e successivamente Ten. Piccinni) del 6° Btg (Magg. Taffiorelli) .
In giugno viene trasferito a Ostuni .
Il 25 luglio giunge in Africa, aeroporto di Tobruk, con l’ultimo trasporto truppe avvenuto per via aerea. Dopo di Lui i trasporti avverranno via mare.
Il 26 luglio viene spedito nel deserto di El Alamein, raggiungerà il settore di Naqb Rala a ridosso del Qaret El Himeimat. Più a Sud solo la depressione di El Qattara.
Il 23 ottobre del 1942 il Suo reparto si scontrerà con le divisioni Alleate 7^ corazzata e 44^.
Nella notte tra il 2 e il 3 novembre avviene il ripiegamento.
All’alba di venerdì 6 novembre sarà Lui a sparare, con la Sua Breda, l’ultimo caricatore da 20. Poi alle 16.35, al comando del col. Camosso, i 306 superstiti della Folgore verranno recuperati dagli inglesi con l’Onore delle Armi.
In prigionia venne trasferito dal campo dei Laghi Amari, a sud del Cairo, ai campi 310 – 308 – 306 – 304 – 305 – nel diroccato Hotel Berenice di Bengasi e quindi ad El Agheila fino al rientro in Patria avvenuto nel settembre del 1946 dopo una prigionia di 46 mesi.
Nel 1951 si presenta volontario alla C.R.I. che sta organizzando un efficiente e moderno servizio volontario che si occupi, tra l’altro, anche delle donazioni di sangue (l’odierna AVIS). Dodici anni sulle autoambulanze e trenta come donatore con al Suo attivo 106 prelievi (60 a Milano e 46 a Lecco).
Sempre disponibile anche per donazioni a domicilio. Quando, per raggiunti limiti, gli verrà negata la possibilità di continuare, non abbandonerà l’Istituto ma continuerà la sua opera come attivo collaboratore d’ufficio presso la sede di Lecco. Rifiuterà sempre cariche e onorificenze.
Socio fondatore della sezione di A.N.P.d’I. di Como è stato poi l’artefice della nascita della sezione di Lecco, dalla quale non si è più staccato e all’interno della quale ha rivestito, a più riprese, la carica di Presidente e di vice Presidente.
Negli anni è stato investito anche della carica di Consigliere della 2^ Zona (Lombardia) partecipando a tutte le Assemblee Nazionali. Più volte ha rivestito l’incarico di Direttore di Esercitazione A.N.P.d’I. per lanci sotto controllo militare.
Grande maestro di vita ha sempre insegnato ai Suoi “ragazzi” il rispetto per le istituzioni e l’obbedienza alle leggi dello Stato. Li ha spronati alla vita sportiva e all’attività lancistica mirata al proselitismo del paracadutismo militare nel ricordo del sacrificio di chi immolò la propria giovane vita non nell’esaltazione dei vent’anni o per fede politica ma, più semplicemente, in obbedienza alla Patria.
Il Presidente della Sezione ANPDI di Lecco
par. Tavola Arnaldo