L’articolo sulla commemorazione del trentennale della “battaglia” del Pastificio ha provocato alcuni commenti da parte di chi lamenta l’offuscamento del contributo di molti a favore di quello di pochi. I commenti, assolutamente pacati, non vengono riportati solo per evitare di dare la stura a reciproche rivendicazioni che getterebbero nel ridicolo quanto fatto da tutti i protagonisti dell’evento.
Detto questo, credo necessario ricordare che l’Anpdi basa le sue tradizioni più belle, l’orgoglio di quello che siamo, su battaglie propriamente dette come El Alamein, Taqrouna, Filottrano, Anzio e Nettuno. In questo contesto, quello del Pastificio rappresenta, fatte le debite proporzioni, un momento importante in quanto sancì sanguinosamente il passaggio da un’epoca di illusioni pacifiste a quella del mondo reale, nel quale non si è mai smesso di combattere, come vediamo anche in questi mesi. Un mondo che nei decenni successivi la Folgore, l’Esercito e tutte le Forze Armate avrebbero avuto la ventura di toccare con mano in altri e ancor più sanguinosi contesti che avrebbero imposto sofferenze e sacrifici a molti soldati ed alle loro famiglie.
In secondo luogo, fu uno scontro che coinvolse molte unità italiane, che si ripartirono sulla base delle proprie caratteristiche e delle contingenze nelle quali si trovarono l’onere di far fronte ad una situazione imprevista ed imprevedibile. I paracadutisti, in tutte le loro accezioni – incursori, fanti, carabinieri, artiglieri, ecc. – vi ricoprirono un ruolo importante che però non può mettere in ombra quanto fatto da molti altri, tra i quali non si possono non citare gli elicotteristi, i carristi e i lancieri di Montebello arrivati da pochissimi giorni. L’importanza di questo ruolo implica lo stile di riconoscere il contributo altrui.
Il Presidente Nazionale
Gen. C.A. (ris) Marco Bertolini