Siamo ritornati ancora laggiù.
Quando qualche mese fa sono stato informato di una nuova attività lancistica sulla ZL di Argirocastro, nella testa si sono illuminati i ricordi di un anno fa, quando per la prima volta dopo anni tornavo a respirare l’odore di carburante con addosso un imbrago e un basco piegato nel tascone dei pantaloni.
Così, dopo i primi contatti con la mia Sezione e l’organizzazione curata dalla STN, mi è stato chiesto di fare da reporter di queste giornate.
Essendo ingegnere sono “uomo di numeri” per antonomasia, ma non sono quelli che desidero raccontare, sia perché c’è chi è più bravo di me a farlo, ma soprattutto perché ciò che davvero merita di essere narrato di queste giornate, sono i volti, gli stati d’animo e le sensazioni che la nostra attività sa far nascere e sa lasciarti dentro.
Eravamo in tanti, mai troppi, con accenti di tre quarti d’Italia ma con un unico basco amaranto in testa, eravamo ancora là, in quella (meravigliosa) Terra che ci ha accolti per la prima volta esattamente un anno fa e che per la quarta volta ha voluto, tenacemente voluto, riabbracciarci, con la sua Gente dalla erre strana, un Paese che sta uscendo dal suo duro ‘900 e con un territorio meraviglioso, ricco di natura, posti splendidi e Storia. Di quest’ultimo aspetto ne è già stato raccontato in riferimento alle attività precedenti, ma mi sento in dovere personale di metterci un accento, perché a parer mio non è per nulla da porre in secondo piano il fatto che su quei monti che delimitano prepotentemente queste vallate, tra il 1940 e il 1941 molti nostri ragazzi versarono sangue e sudore, e troppe volte, purtroppo, fino all’estremo sacrificio. Tra quelli, una settantina di chilometri a nord-est di Argirocastro, sul Monte Lisec, a sud di Coriza, un giovane caporale Alpino di 22 anni guadagnò la sua prima decorazione al Valore Militare e ogni volta che raccontava al suo nipotino delle montagne albanesi ne parlava accentuandone il fatto che era una Terra tenace e aspra, simile per certi versi a quella dove viveva e da dove il nipotino di allora, che ne porta orgogliosamente il cognome ma soprattutto il sangue, sta cercando di trasmettere le sue emozioni dalla tastiera di un PC.
A proposito di cognomi, sono proprio quelli chiamati dal perentorio e preciso DE per i vari decolli ad essere stati quelli che più volte sono risuonati negli hangar e nelle zone di imbarco delle Scuole di Paracadutismo negli anni passati, sono cognomi che la prima volta che li senti magari ridi anche per le somiglianze con parole strane (e ne so qualcosa), ma che praticamente sempre dopo il primo lancio insieme diventano sorrisi e non serve più cercare con lo sguardo lo scratch per associarli ad un volto, poi diventano magari una birra, uno scambio di contatti e quando si rivedono dopo n tempo riprendono proprio da lì, come se quel tempo non fosse mai passato. Le ZL sono catalizzatrici di rapporti umani e di Amicizie, proprio come quelle che ho rivisto, con un modo particolare di salutarsi, ove entrambi ci si allunga la mano per stringersela, ma poi neanche si sfiorano, perché finiscono automaticamente in un abbraccio, forte, cameratesco e sincero.
Questi gesti sinceri e automatici sono gli stessi che poi ti trovi a rifare in quel momento stupendo in cui nell’aria echeggia quella parola: “Decollo!” e allora la procedura, divenuta ormai rito, dell’adattare il materiale, dell’imbragarsi, del controllarsi reciprocamente e del predisporsi al controllo del DL, la vivi con un pathos magnifico che a nulla varrebbe se non fosse accompagnato da una preparazione tecnica, conoscitiva e addestrativa, sui materiali e su ciò che stai facendo, ove l’attenzione minuziosa ai dettagli, che se non curata diventa prodroma di appellativi amichevoli, uno su tutti “Allievo”, da parte del controllore, riveste un’importanza massiccia all’interno della buona riuscita dell’attività.
È appunto per quest’ultimo aspetto che da quando ti inginocchi davanti al paracadute per adattarlo dopo che è stato magistralmente e faticosamente preparato dallo staff dei Ripiegatori, e con una posizione che oltre che garantirti comodità è quasi di devozione, fino a quando lo riconsegni a fine rientro, la tua mente deve essere tutta concentrata lì, senza distrazioni, al fine di mettere in pratica tutto ciò che dapprima il corso in Sezione e poi l’esperienza nelle ZL ti hanno insegnato.
A un certo punto la voce del DE si fa più forte, a causa del rumore dei motori dell’aereo che sovrastano il ronzio degli insetti che fanno il loro lavoro nell’enorme distesa di campi circostante, e ancora una volta si forma quella fila di uomini e donne pronti a salire nuovamente su quel volo che poi ti porta a “saltare fuori da un aereo perfettamente funzionante” facendo una cosa completamente contro natura ma talmente bella nella gestualità e nel significato che è praticamente impossibile raccontare.
Tutto ciò per aria è stato garantito ancora una volta dalla professionalità malcelata dietro battute scherzose del Pilota e del DL, che hanno contribuito non poco all’ottima riuscita di tutta l’attività lancistica.
A tal proposito merita una menzione anche chi dividendosi tra Italia e Albania ha curato tutta la non semplice organizzazione logistica, sia degli arrivi-partenze che dei pernotti e che costantemente ha contribuito all’effettuazione di tutta l’attività, andando ben oltre la normale cordialità.
Come ho scritto ad inizio di questo articolo, ho tralasciato volutamente i numeri e con essi anche i nomi, non perché non me ne ricordi, anzi, ma perché oltre che essere ben allocati ai ruoli da altri in altri scritti, meritano di essere associati ad una immagine del loro volto e, cosa impossibile su una rivista, accompagnati da un sottofondo di applausi messo in loop per dimostrare la gratitudine che io e tutti i Paracadutisti che ancora una volta hanno saltato nei cieli e sul suolo albanese hanno verso di loro.
Folgore!
Par. Dario Entrade – Sez. Valle Camonica
Questo vuol dire cameratismo allo stato puro, le regole e la disciplina hanno sempre reso l’uomo nobile ! Diversamente è il caos ! Complimenti Dario e grazie !
Grazie Nicola, chi ama l’A.N.P.d’I. non può che concordare con il tuo pensiero. Folgore!