Nella serata del 9 gennaio è venuto a mancare all’affetto dei suoi Cari il Generale Simone Baschiera, dopo una serie di alti e bassi a seguito di una malattia polmonare durata qualche mese. In effetti, Simone non è venuto a mancare solo ai suoi Cari, ma anche a tutta la comunità sparsa del 9° reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin” nel quale aveva iniziato la sua lunga ed entusiasmante avventura di Soldato quando l’unità si chiamava ancora Battaglione Sabotatori Paracadutisti.
E’ in questa unità che, nel grado di sergente, mise in luce alcune delle caratteristiche che lo resero famoso, quasi leggendario, nel prosieguo della sua vita militare. Simone, infatti, fin da allora si evidenziò quale “uomo di ferro”, tutto d’un pezzo, energico, forte fisicamente come sono spesso i figli della da lui mai dimenticata terra istriana che gli diede i natali, animato da una passione capace di contaminare chiunque, nonché da una fermissima fiducia in se stesso che gli consentiva di affrontare qualsiasi prova senza tentennamenti.
Introiettò nell’intimo le ragioni e i valori del reggimento e della Folgore, di cui il reparto rappresenta “l’impeto”, come recita il motto dell’unità, segnalandosi come uomo d’azione, del fare. Per questo, se c’è mai stata una persona della quale si può dire, a ragione, che gettava il cuore oltre l’ostacolo, questa era lui, senza dubbi.
Ha partecipato a tutte le principali operazioni della sua unità, a partire dal controterrorismo in Alto Adige alla fine degli anni ’60 nel grado di sergente, dove subì un grave incidente, venendo addirittura colpito dal predellino di un treno durante un pattugliamento lungo una linea ferroviaria innevata.
Venne rimesso in piedi con difficili interventi di ricostruzione, che comunque non ne inficiarono le grandi potenzialità fisiche e non ne diminuirono la capacità di essere sempre “in testa” ai suoi commilitoni e, poi, ai suoi uomini. Ma era un uomo che non si accontentava della pur impegnativa routine di un reparto come il nono, nel quale quella di “cercarsi grane” è sempre stata la regola principale. Volle così reinventarsi in un ruolo che gli consentisse di esprimere meglio le sue potenzialità, vincendo il concorso quale Ufficiale del Ruolo Speciale. Con questa nuova veste affrontò a lungo le funzioni di responsabile dell’addestramento del reparto e di Comandante di compagnia.
Era noto, e temuto, per la disinvoltura con la quale letteralmente inventava esercitazioni di estremo impegno psico fisico, in tutti gli ambienti naturali, a partire dalla montagna: una leggenda maliziosa ma a conti fatti affettuosa lo voleva solito programmare i percorsi delle pattuglie in addestramento, prendendo le distanze con la sua spanna sulla carta al centomila. Non era completamente vero, ma è certo che con le attività addestrative da lui organizzate non si scherzava; e, in fin dei conti, è anche grazie a lui che il nono venne instradato lungo un difficile percorso che lo ha portato in pochi decenni da una dimensione più “artigianale”, nel senso più nobile del termine, ad essere il reparto di punta tra tutti quelli che rivendicano una qualche aggettivazione “speciale” in Italia, ma anche tra le unità di Forze Speciali occidentali.
Ha partecipato alle principali operazioni fuori area italiane a partire dal Libano (nella foto, con il Presidente e il Vice Presidente Nazionale dell’ANPDI durante un’attività nel Paese dei Cedri, nel 1981), fino alla Somalia e ai Balcani.
Ma non fu solo il 9° testimone del suo impegno. Operò a lungo presso il Comando Brigata paracadutisti, trasferendovi le importanti esperienze acquisite nel reparto di Forze Speciali, presso la Scuola di Fanteria e Cavalleria nell’ambito dei Corsi d’Ardimento, nonché presso il COI stesso, all’inizio della ormai lunga vita operativa di questo importante Comando Interforze.
Collocato per raggiunti limiti di età in quiescenza, non mise in un cassetto la sua passione per la vita entusiasmante che l’aveva bruciato senza consumarlo, interessandosi a tutte le tematiche che caratterizzano il rapido e drammatico divenire dell’attuale fase storica. Evidenziò, così, fini doti di analista strategico grazie alle quali seppe proporre in numerose e corpose pubblicazioni le sue osservazioni.
Con lui sparisce un altro emblematico rappresentante di un’epoca nella quale essere paracadutista ed incursore voleva dire prima di tutto essere uomini capaci di assumersi tutte le responsabilità del proprio grado e ruolo, senza mai stancarsi di cercare nuove occasioni per rompersi l’osso del collo. Un’epoca nella quale era un onore rinunciare ai “diritti” che fanno fremere tutti gli influencers e i novelli simil-sindacalisti militari, in cambio di un dovere difficile da assolvere, in un’unità che non accettava mezze misure. Insomma, è stato interprete di un’epoca nella quale l’Esercito e la Folgore sapevano far pienamente percepire ai propri uomini l’importanza e la bellezza del ruolo che ricoprivano, rendendoli così partecipi di uno spirito di corpo che attraversa i decenni e i ruoli.
Infine, era un uomo buono, che ci mancherà.
Folgore!
Un esempio per coraggio, altruismo e spirito di corpo
Ricordero’ sempre quando da solo tenne testa a numerosi uomini armati a Sokolach, nel 1997 ,per difendere le schede elettorali che gli erano state affidate
Riposa in pace Simone, onori a te
Un saluto militare ed affettuoso ad un Soldato e ad un vecchio amico
Gen. C. A. CC par. (ris) Leonardo Leso
Un fratello maggiore…un caro fratello maggiore.
Un Soldato e una Persona buona .
Dispiacere fortissimo.
Renato perrotti
Lo ricordo nel periodo in cui ho prestato servizio appena uscito dalla Scuola di Applicazione e trasferito al mitico Btg CC par (sett.1972 – mar1975) per la Sua magnifica figura di Ufficiale paracadutista che primeggiava su tutti i pari grado.
Gen. C. A. CC par (RO)
On. Gianfranco Petricca
Un forte lungo abbraccio Simone, non dimenticherò mai le serate del 2982 sotto le tende a Beirut .
Riposa in pace fratello.
Mario Rosati Genio 1
Ciao Simone un solo rammarico : non essere riuscito a starti vicino nei momenti più difficili come avresti meritato.Claudio
Sei stato un grande uomo e un grande militare, forte, altruista, sicuro e tenace. Ricorderò sempre i tuoi consigli e i bei periodi trascorsi insieme. Con te va via anche un pezzo di storia della nostra Patria. RIP