Livorno, 10 feb. 2021
ricordiamo oggi la tragedia delle foibe, quando la popolazione italiana dell’Istria e della Dalmazia venne fatta oggetto di una campagna di terrore di inusitata ferocia per cancellarne le tracce dalle terre dei propri avi; per farle abbandonare le case e le proprietà delle proprie famiglie.
Questa pulizia etnica ante litteram vide uno dei suoi momenti più drammatici in Istria, dove gli assassini non esitarono a utilizzare le cavità carsiche delle foibe per nascondere in esse il frutto dei propri crimini. Uomini, donne e ragazzi vennero scaraventati in esse, spesso vivi, mentre i nuovi padroni si installavano nelle loro case e prendevano il controllo di quelle che erano le loro comunità.
Ma, tragedia nella tragedia, dobbiamo oggi anche ricordare la vergogna per il distacco e spesso per l’odio che una parte marginale ma estremamente ideologizzata della nostra popolazione di allora dimostrò nei confronti dei nostri fratelli in fuga da quelle terre, colpevoli di non volersi rassegnare a sopravvivere da estranei nelle terre che erano state loro, mentre i nuovi padroni gozzovigliavano nelle loro case.
Colpevoli, insomma, di non apprezzare il giogo comunista che alcuni sciagurati auspicavano per tutta l’Italia e che per quarant’anni avrebbe oppresso quelle terre e quelle popolazioni.
I paracadutisti italiani non hanno mai dimenticato quella tragedia, anche grazie ai tantissimi esuli istriani e dalmati che scelsero le fila delle nostre Forze Armate, dell’Esercito Italiano e della Folgore per continuare a servire la stessa Patria che fu amata dai loro padri.
Ci stringiamo a loro.