Dopo la recente favorevole pronuncia del Consiglio di Stato, che ha sancito inequivocabilmente la liceità dell’attività aviolancistica dell’ANPdI da velivolo civile, assume ancor più fondamentale importanza mantenere la capacità operativa dell’Associazione, al fine di coltivare con sempre maggior determinazione la legittima aspettativa della ripresa delle attività in Italia. Leggi tutto “QUINTA ESERCITAZIONE AD ARGIROCASTRO NEI GIORNI 18, 19 E 20 OTTOBRE 2024!”
CONSULTA DEL 3° GRUPPO ANPD’I TRIVENETO A PREDAZZO (TV)
Si è tenuta a Predazzo (TN) la Consulta del 3° gruppo dei presidenti delle sezioni ANPd’I del Triveneto.
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10 ANNI DI STORIA PER IL NUCLEO DI ARCUGNANO – SEZIONE BERICA
L’evento, organizzato in collaborazione con la Sezione Berica e il Nucleo Basso Vicentino, ha visto una partecipazione numerosa e variegata, testimoniando il forte legame tra i paracadutisti e la comunità locale.
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CERIMONIA AL BOSCO DELLE PENNE MOZZE DI CISON DI VAMARINO.
Toccante e significativa cerimonia organizzata dalla sezione ANPd’I di Vittorio Veneto per ricordare tutti i caduti.
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CONSIGLIO DI STATO: L’ANPdI E’ LEGITTIMATA ALL’USO DEL PARACADUTE EMISFERICO DA VELIVOLI CIVILI NELL’ATTIVITA’ DI LANCIO DI INTERESSE MILITARE!
E’ stata pubblicata la pronuncia del Consiglio di Stato che non lascia più dubbi: è sempre stato legittimo l’uso del paracadute emisferico da velivolo civile per gli aviolanci di interesse militare dell’ANPdI
Perché l’ANPdI è stata costretta alla battaglia giudiziaria.
Come noto, nel 2021 l’ANPdI ha impugnato davanti al Tar Lazio un provvedimento di ENAC che si temeva potesse essere interpretato come interdittivo dell’attività aviolancistica di interesse militare con paracadute emisferico da velivolo civile.
Il Tar Lazio, con sentenze del 2022, aveva dichiarato inammissibili i ricorsi dell’Associazione (pronuncia solo apparentemente negativa), sul presupposto (positivo per l’Associazione) che il provvedimento impugnato in realtà non era rivolto nei confronti dell’ANPdI, bensì nei confronti dell’UIP.
Il Tar Lazio, tuttavia, non era entrato sufficientemente nel merito dell’assetto normativo, dando adito a speculazioni sulla portata delle sue pronunce. Speculazioni che, come noto, si sono puntualmente e ripetutamente verificate ai danni della nostra stessa dignità, oltre che nei confronti della nostra attività principe.
L’Associazione, intendendo quindi tutelare sino in fondo la propria storia che risale agli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, ed intendendo addivenire ad un chiarimento normativo, aveva così deciso di impugnare le sentenze del Tar Lazio dinnanzi al Consiglio di Stato, esclusivamente per l’eventualità in cui detta pronuncia potesse essere interpretata come interdittiva dell’attività aviolancistica di interesse militare con paracadute emisferico da velivolo civile.
La decisione del Consiglio di Stato: è legittimo l’uso dei velivoli civili!
L’eventualità di una interpretazione pregiudizievole delle sentenze del Tar Lazio, è stata inequivocabilmente esclusa dal Consiglio di Stato!
Infatti, con pronunce del 6 settembre 2024, il Consiglio di Stato ha confermato le sentenze del Tar (dunque confermando che il provvedimento impugnato non era rivolto nei confronti dell’ANPdI), e dopo aver recepito esattamente l’excursus normativo come illustrato ed interpretato da sempre dall’Associazione, ha letteralmente scolpito una granitica motivazione con la quale ha sentenziato che:
“l’attività paracadutistica di interesse militare svolta dall’Associazione sotto il controllo del Ministero della Difesa (che comprende, come visto, l’attività svolta con organizzazione dell’Autorità militare e l’attività svolta con organizzazione diretta dell’Associazione, come indicato nella richiamata circolare) non esclude l’impiego di velivoli civili (allegato C della circolare 1400/1229 del 1998) e l’impiego di paracadute vincolato a calotta emisferica (art. 2.7.1 del decreto n. 467– T del 1992)”.
Esattamente come sempre sostenuto dall’ANPdI.
La battaglia prosegue con rinnovata determinazione.
Ciò detto, si può asserire definitivamente che la dignità dell’ANPDI in quanto Associazione d’Arma autorizzata a svolgere lanci di interesse militare con paracadute tondo da velivolo civile esce rafforzata da questa buona battaglia nella quale ci siamo spesi senza riserve, consapevoli dell’importanza del lascito trasmessoci dai paracadutisti che la crearono, quale presidio di italianità e di amore per le Forze Armate.
Ovviamente, la strada per rimediare ai gravissimi danni che ci sono stati inferti non è conclusa, ma si ritiene che ora sussistano gli elementi per rimettere in moto una macchina bloccata da troppo tempo, previo il già confermato interessamento dell’Esercito e, per quanto fosse necessario, dell’ENAC.
L’analisi della sentenza prosegue al fine di individuare con precisione le possibili linee d’azione da intraprendere.
Folgore!
IN MEMORIA DI VALTER BELTRAMINI: UN PARACADUTISTA DAL CUORE D’ORO
Il 28 agosto 2024, un valoroso paracadutista della Sezione Basso Veronese ha raggiunto quell’angolo di cielo riservato a chi ha servito con onore la specialità. Valter Beltramini, figura indimenticabile per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, ci ha lasciati dopo una vita esemplare dedicata al lavoro, alla famiglia, allo sport e ai valori più alti del paracadutismo militare.
Uomo di straordinaria tempra e carattere, Valter era conosciuto per la sua calorosa abitudine di chiamare ogni paracadutista “ombrellar”, un vezzo che rivelava il suo profondo senso di appartenenza e fratellanza. La sua personalità esuberante si accompagnava a una generosità senza pari, testimoniata non solo dalle parole ma soprattutto dai fatti.
Sul ring, il suo talento aveva brillato con particolare intensità. I numeri parlano chiaro: 81 incontri da dilettante nei pesi Welter, 68 vittorie di cui ben 30 prima del limite, quattro titoli di Campione Veneto. La sua bacheca si arricchiva di vittorie prestigiose contro nomi illustri del pugilato come Mazzinghi, Vasto, Benini, Bonacina e Crincanel, imprese che tuttavia non hanno mai scalfito la sua umiltà e il suo spirito cameratesco.
Ma è nella vita della Sezione che Valter ha lasciato un’impronta indelebile. Nei momenti più critici della costruzione della sede sezionale, quando le difficoltà economiche rischiavano di bloccare i lavori, è stato uno dei due soci che si sono fatti avanti con generosità, permettendo la continuazione dell’opera. Un gesto che rivela la grandezza d’animo di un uomo per il quale la parola solidarietà non era un concetto astratto, ma un modo di vivere.
Il suo carattere bonario, quelle pacche sulle spalle che dispensava con affetto fraterno, nascondevano un cuore d’oro e una fermezza di principi incrollabile. Mai ha rinnegato le proprie idee, portandole avanti con l’orgoglio di chi sa di essere nel giusto ma sempre nel rispetto degli altri.
La Sezione Basso Veronese perde non solo un socio, ma un pilastro della propria storia, un esempio di cosa significa essere veramente paracadutista: coraggio sul campo, generosità nella vita, fedeltà ai principi e amore incondizionato per la specialità. Un esempio luminoso di paracadutista, sportivo e uomo d’onore.
82° ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN – PISA.
Stanno circolando in questi giorni sul web diverse “locandine” (che non provengono dalla Brigata Folgore) riguardanti la data delle celebrazioni dell’82° Anniversario della Battaglia di El Alamein- Festa della Specialità Paracadutisti.
Allo stato attuale la data delle celebrazioni non è stata comunicata dalle Autorità competenti ed è tutt’ora in corso di definizione.
LA PRESIDENTE ONORARIA DELL’ANPd’I MOVM PARACADUTISTA PAOLA DEL DIN COMPIE 101 ANNI.
Oggi la nostra Presidente Onoraria MOVM paracadutista Paola Del Din compie 101 anni!!
Paola Del Din ( al centro della foto) poco prima del lancio di guerra
Tutta l’Associazione con il Presidente Nazionale in testa si stringe in un abbraccio ideale formulando i più sinceri ed affettuosi auguri di Buon Compleanno!!.
la Del Din indossa le Medaglie d’Oro al Valor Militare alla Memoria per il fratello Renato ufficiale degli Alpini e la sua orgogliosamente evidenziata dal brevetto da paracadutista dorato.
FESTA ANNUALE DEL PARACADUTISTA DELLA SEZIONE ANPDI ALPAGO
L’evento annuale della Sezione ANPd’I di Alpago unisce comunità e paracadutisti del Triveneto per onorare i caduti e celebrare lo spirito di fratellanza.
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RITORNO AL PASSATO O AL FUTURO? ALCUNE RIFLESSIONI SUL CAMBIO DI DIPENDENZA DELLA FOLGORE
Il Generale Marco Bertolini approfondisce il significato e le conseguenze del cambio di dipendenza della Brigata Folgore.
Il recente cambio di dipendenza della Brigata paracadutisti Folgore ha riacceso il dibattito tra i paracadutisti e gli appassionati del mondo militare, sollevando domande cruciali sul futuro di questa storica unità. In questo comunicato, il Gen. CA (ris) Marco Bertolini, Presidente Nazionale dell’ANPd’I, offre una riflessione approfondita su questa decisione e sulle sue implicazioni per la Folgore e per l’Esercito italiano nel suo complesso. Le parole del Generale tracciano un filo che lega passato e futuro, mettendo in luce le sfide e le opportunità che questo cambiamento porta con sé. Un’analisi che va oltre le apparenze, per comprendere il vero significato di un provvedimento che riguarda da vicino tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra Grande Unità elementare.
Comunicato:
Il precedente articolo su assopar.it in merito al passaggio di dipendenza della Brigata paracadutisti Folgore dal Comando Forze Operative Nord al Comando delle Forze Operative Terrestri (Comfoter) ha registrato moltissime visualizzazioni e ha innescato molti commenti che testimoniano l’attenzione che i nostri soci riservano per la nostra Grande Unità elementare (G.U.el.) di riferimento. Tra i molti commenti di soddisfazione per il provvedimento ordinativo e di gratitudine per il nuovo Capo di SME (Gen. Carmine Masiello) che l’ha voluto, ne compaiono però alcuni che mi fanno ritenere non inutili alcune considerazioni anche da parte mia. Non ho naturalmente la pretesa di esaurire in poche righe una questione molto complessa, dalle moltissime implicazioni non solo di carattere operativo in senso stretto che attengono anche alla realtà attuale della Forza Armata nel suo complesso, ma credo che il provvedimento meriti la consapevole attenzione dell’Associazione che rappresenta i paracadutisti e il paracadutismo militare nell’ambito civile.
L’Esercito è una realtà poliedrica e sfaccettata (divisa in Armi e Specialità di vario genere) e questo è il valore aggiunto che lo differenzia dalle altre Forze Armate.
Certo, anche Marina, Aeronautica e Carabinieri hanno realtà al proprio interno che si differenziano dalla “norma” della relativa Forza Armata, o dell’Arma per i CC, ma per l’Esercito non esiste neppure una “norma” alla quale fare riferimento e le sue varie componenti, seppur a livello distinto e con diversi pesi specifici, concorrono tutte allo scopo comune con prestazioni indispensabili, a pari dignità. Per fare un esempio, senza l’Arma delle trasmissioni le migliori unità corazzate, di fanteria o di artiglieria non sarebbero in grado di svolgere alcun compito operativo significativo. Viceversa, senza le unità da combattimento, l’Arma delle trasmissioni non avrebbe ragion d’essere. Lo stesso vale per le unità del genio o per quelle logistiche che svolgono un ruolo fondamentale nell’alimentazione dello strumento operativo. Ci sono insomma differenze, anche grandi, tra le varie realtà, ma ognuna di queste è funzionale all’obiettivo complessivo e comune. Per fare un altro esempio riferito agli scenari attuali, il fatto di dotarsi dei migliori paracadutisti, delle migliori Forze Speciali o delle più professionali truppe da montagna, sarebbe insufficiente se queste unità non fossero inquadrate in un contesto rappresentato da una adeguata quantità di reparti corazzati, di fanteria e di artiglieria come quelli che vediamo operare da entrambe le parti in Ucraina. E viceversa.
Data per scontata questa pari dignità e pari importanza tra tutte le realtà della Forza Armata, la rispettiva collocazione ordinativa deve rispondere a criteri di funzionalità operativa specifici.
Poco servirebbe far dipendere gli alpini da un Comando Territoriale in Sicilia o da un Comando di unità corazzate, ad esempio, per motivi sui quali non credo ci sia bisogno di soffermarsi. A maggior ragione, non avrebbe senso far dipendere le Forze Speciali, designate per la condotta di compiti di rilevanza strategica, da un Comando di livello tattico (Divisione, Brigata, reggimento). Questa considerazione è stata alla base della nascita del COFS a livello Difesa nel 2004 e del COMFOSE in ambito Esercito un decennio dopo. Ma lo stesso principio in qualche misura vale per i paracadutisti. Si tratta, nel loro caso, di forze di particolare rilevanza per il tipo di personale, per la selezione dello stesso, per l’addestramento che prevede l’impiego con stretti tempi di preavviso, nonché per la vocazione ad operare anche con elevati livelli di autonomia tattica. Essendo unità “leggere” per costruzione (almeno quelle dei paesi come l’Italia) non possono comunque produrre sforzi prolungati nel tempo senza un adeguato rinforzo tattico e logistico che deve arrivare dall’esterno.
Di fatto, queste caratteristiche dovrebbero fare considerare i paracadutisti unità “di pronto impiego” per far fronte a esigenze improvvise, o unità di riserva da utilizzare a ragion veduta dove la situazione tattica lo richieda.
Al contrario, azioni strategiche a seguito di aviolanci/aviosbarchi d’assalto in grande scala che si propongano di raggiungere quasi autonomamente l’obiettivo della battaglia non sono più avvenuti dopo l’invasione di Creta da parte dei fallschirmjager tedeschi nel 1941. Anche nell’operazione Overlord con la quale iniziò l’invasione della “Fortezza Europa” da Nord, infatti, il lancio dei paracadutisti alleati rappresentava solo un tassello di un disegno molto più ampio che coinvolgeva unità da sbarco, unità di fanteria, unità corazzate, di artiglieria, del genio, eccetera, limitando la disamina alle sole forze di terra.
Le prime operazioni fuori area.
Questa idea di avere nei paracadutisti un’unità spendibile da parte del Comando superiore (a livello tattico o strategico) era in un certo senso rispecchiata dalla realtà delle nostre aviotruppe nel dopoguerra, quando negli anni ’70 si era arrivati alla configurazione della Folgore che ha affrontato le prime operazioni fuori area. La Folgore di quell’epoca, infatti, non era inserita in una delle Divisioni delle quali ancora disponevamo e dipendeva per le attività di guarnigione e ai fini amministrativi, di gestione del personale e logistici da un comando territoriale (Il comando Regione Militare Tosco Emiliana); ma ai fini operativi era lo Stato Maggiore dell’Esercito che la impiegava, come avvenne nelle prime operazioni fuori area per le quali il paese non era ancora preparato (Libano, Nord Iraq e Somalia). Nello specifico, il fatto che i paracadutisti (anche quelli di leva) scegliessero volontariamente la specialità superando un impegnativo corso di paracadutismo, nel nostro strumento militare basato ancora sulla coscrizione obbligatoria consentiva di prescindere dalla volontarietà che veniva invece chiesta ai militari delle altre Armi per essere impiegati in operazioni all’estero. Ai paracadutisti non era necessario chiedere niente, insomma, fermo restando che chi avesse avuto problemi sarebbe stato lasciato in Italia. Ma non accadeva quasi mai.
C’è da osservare che la Brigata di allora (che arrivava ad inquadrare anche più di 12.000 uomini come una Divisione) era a sua volta composta da unità che da un punto di vista dell’impiego potevano rispondere per esigenze particolari a Comandi diversi e sovraordinati alla G.U.el. stessa. Era questo il caso del 9°btg.d’assalto par.”Col Moschin” che spesso veniva precettato dallo SME, che ne curava e monitorava direttamente l’equipaggiamento e l’addestramento tramite l’Ufficio Operazioni del III Reparto, il 1° btg.CC par.”Tuscania” frequentemente impiegato direttamente dal Comando Generale dell’Arma soprattutto per il controllo di selezionate aree del paese a supporto e integrazione dell’Arma territoriale, il 26°gr.sqd.elicotteri ”Giove” per molti aspetti soprattutto di carattere normativo e logistico collegato direttamente al Comando AVES, per concludere ovviamente con la SMIPAR che, prima di transitare nella Brigata dipendeva dall’Ispettorato delle Armi di Fanteria e Cavalleria. Insomma, una realtà particolare e “unica” quella della Folgore, che però funzionava.
L’ultimo quinquennio
Si arrivò così all’ultimo quinquennio del secolo scorso, quando la Forza Armata intraprese una nuova strada con le figure dei “Volontari” (termine che a mio parere si è sostituito con troppa disinvoltura alla nobile qualifica di “Soldato”) proprio per marcare anche semanticamente una differenza tra il personale di leva e quello “professionista” del quale si sentiva bisogno, soprattutto dopo i Caduti di leva in Somalia.
Il cambio di tipologia di personale (tutti Volontari, insomma) convinse la FA che era il momento di cambiare anche ordinativamente la struttura dell’Esercito. In un certo senso non c’era più bisogno dei paracadutisti come sostituti delle altre specialità ormai tutte basate su “professionisti“ (anche questo brutto termine meriterebbe qualche riflessione critica) e in Bosnia nel ’95 i primi ad essere impiegati furono infatti i bersaglieri della Garibaldi, anche se con un supporto qualificato di alcuni Ufficiali della Folgore, tra i quali il Vice Presidente Nazionale e quello che ora è il Capo di SME, all’epoca nel grado di Maggiore. Man mano si alternarono in quel teatro, e in quelli che seguirono, anche alpini, fanti, cavalieri e così via fino ai giorni nostri.
Le ristrutturazioni
Contemporaneamente, l’Esercito subiva varie ristrutturazioni, costantemente in termini riduttivi, fino ad arrivare alla situazione attuale nella quale le G.U. operative superstiti dipendono da due Comandi delle Forze Operative (Nord a Padova e Sud a Napoli), mentre il livello a questi Comandi sovraordinato (COMFOTER) mantiene alle sue dipendenze anche 2 Divisioni “di pianificazione” (senza Brigate alle dipendenze) e, dall’atto della sua creazione, il Comando Forze per le Operazioni Speciali dell’Esercito (COMFOSE).
Queste trasformazioni non sono state indolori per la Folgore, inserita come una G.U.el. ”qualsiasi” alle dipendenze del COMFOP Nord presso il quale non erano presenti, anche per una semplice ragione di carattere geografico, Ufficiali con pregresse esperienze sulle peculiarità della Brigata e sulle specifiche necessità della sua attività principe. La proposta di un Comando Aviotruppe che, in analogia al Comando Truppe Alpine, inquadrasse Folgore, Forze Speciali e, magari, Brigata aeromobile, era infatti stato accantonato definitivamente da anni e forse anche per questa naturale mancanza di sensibilità per la “chimica” particolare dei paracadutisti, l’attività aviolancistica della Folgore che già da tempo soffriva a causa di una costante carenza di vettori rispetto al passato, si fece acuta fino a ridursi al lumicino. Tra le cause di questa crisi anche le conseguenze di una serie di processi per incidenti aviolancistici di fronte ai quali la Brigata venne lasciata da sola a cercare di contemperare le esigenze addestrative (che hanno la loro origine nelle esigenze operative, è sempre il caso di rammentarlo) con un approccio da “antinfortunistica” che cominciava allora a insinuarsi paradossalmente nelle attività addestrative, fino a debordare successivamente anche in quelle operative. Comunque sia, da qui la ricerca di soluzioni innovative, come il “pallone” aerostatico, che comunque porta in dote altri problemi pratici e normativi da affrontare. Che anche l’ANPDI in un contesto del genere si sia sentita sguarnita nel difendere l’attività aviolancistica che da quasi ottant’anni svolgeva per conto dell’Esercito è quindi ovvio.
Comunque, tornando alla nostra Brigata, impiegare la Folgore o una qualsiasi Brigata alpini o di fanteria nelle operazioni fuori area era ormai ritenuto indifferente e, con la fine del ventennale impiego in Afghanistan, si faceva sempre più pressante l’impiego in attività di rilevanza operativa quasi nulla per le FA come Strade Sicure, con migliaia di uomini a piantonare stazioni e strade cittadine, sottraendo risorse e tempo all’addestramento. Naturalmente la Folgore non è stata esentata da questa nuova necessità, ribaltando un po’ quella che era la norma del passato quando si cercava di preservare l’addestramento dell’unica G.U.el. composta da personale in qualche modo “volontario”.
Un ritorno al passato per guardare al futuro
Ecco, è in questo contesto che la decisione del Capo di SME si inserisce, non sappiamo se esclusivamente sua sponte (come ritengo molto probabile) o come conseguenza di uno studio precedente. L’attribuzione della dipendenza della Folgore dal COMFOTER rappresenta insomma un “ritorno al passato”, indispensabile però per affrontare un futuro che non sarà tranquillo. Certamente non basta un tratto di penna o il cambio di una lineetta in un grafico ordinativo per cambiare la situazione. Così come non si possono fare buoni soldati con la fotocopiatrice, non si possono con la stessa stampare soldi da destinare alle caserme, all’addestramento ed ai materiali. Ma il fatto di posizionare la Folgore alle dipendenze dello stesso Alto Comando dal quale dipende il COMFOSE (per due terzi composto da unità che nella Folgore sono nate e che della Folgore continuano a rappresentare un riferimento assoluto, Col Moschin e 185°RRAO) rappresenta un atto di giustizia e soprattutto crea le premesse perchè alle complesse problematiche della Brigata venga riservata la necessaria attenzione e cura.
Grazie ancora allo SME e al suo Capo per questo provvedimento che ci rende ancora più orgogliosi di quello che cerchiamo, spesso con “logori arnesi” come diceva Kipling, di rappresentare.
Il Presidente Nazionale dell’ANPd’I – Gen. CA (ris) Marco Bertolini