I nomi dei Paracadutisti Giorgio Righetti e Rossano Visioli sono scritti con il loro sangue lungo il cammino della Brigata paracadutisti FOLGORE a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi.
Vennero falciati da una raffica al Porto Nuovo di Mogadiscio nel tardo pomeriggio del 15 settembre 1993. Facevano parte del Contingente Italiano in Somalia che, in gran parte formato da personale paracadutista, aveva già pagato un severo tributo di sangue alla missione che avrebbe dovuto riportare la pace nel martoriato paese africano.
Non importa se non morirono con il fucile in mano, stavano facendo ginnastica su uno dei moli del porto, non importa se non seppe mai chi aveva posto fine alle loro vite.
La cosa che importa e’ che, da veri Soldati Paracadutisti, non avevano esitato un attimo a seguire la Brigata in operazioni. Non si erano chiesti se valesse o meno la pena di rischiare, non avevano cercato certezze e assicurazioni che sarebbero tornati indietro.
Con la loro morte il tributo di sangue dell’Esercito Italiano e soprattutto della Folgore in terra d’Africa assumeva toni drammatici, trattandosi per di più di militari di leva.
Li piangemmo tutti assieme, in quel lontano 1993, e continuiamo a piangerli oggi in dolorosa unità con i loro commilitoni di allora e con le rispettive unità di appartenenza.
Come abbiamo potuto sperimentare in altre occasioni, il dolore non scompare col tempo, soprattutto per i familiari.
Ma per noi che ne avevamo condiviso la scelta di servire l’Italia nei ranghi della Folgore, si trasforma in un forte richiamo alla legge del dovere; lo stesso dovere per il quale altri soldati avevano come loro perso la vita in quella bellissima e sfortunata Somalia e per il quale altri pesanti sacrifici di sangue sarebbero seguiti in Iraq e Afghanistan.
Finche’ Uomini come loro faranno parte del nostro Esercito, finche’ esisteranno Soldati dai cuori e dagli spiriti così limpidi la Patria sarà difesa.
FOLGORE!
Siete sempre nei cuori di tutti i paracadutisti. Folgore!
Onori e cieli blu