ASSOCIAZIONE NAZIONALE

  PARACADUTISTI D'ITALIA

IL GEN. B. ROBERTO VERGORI NOMINATO CAPO UFFICIO GENERALE DEL CAPO DI SME

La soddisfazione per noi paracadutisti dell’ANPDI è grande in questi giorni. Abbiamo finalmente un Capo di Stato Maggiore dell’Esercito col basco amaranto che certamente farà il bene della nostra Forza Armata di riferimento.

Ma la soddisfazione è anche dovuta alla presenza, al suo fianco, quale Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, del Generale di Brigata Roberto Vergori, paracadutista, a sua volta già valente Comandante della Folgore.

Due soldati di razza, innamorati dell’esercito e della Folgore: il meglio a cui potevamo aspirare nei tempi di grande turbolenza che stiamo attraversando.

A entrambi il nostro tonante Folgore!

Il GEN. C.A CARMINE MASIELLO E’ IL CAPO DI SME!!!

Ieri 27 febbraio, presente il Presidente Nazionale ed il nostro Medagliere Nazionale, si è svolta in Roma la cerimonia di avvicendamento alla carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito che è stata assunta dal Gen. CA Carmine Masiello.

Per tutti noi paracadutisti si è avverato un sogno da tempo inseguito: UN PARACADUTISTA  a Capo dell’Esercito!

Vedere il Capo di SME che orgogliosamente indossa il nostro basco ci inorgoglisce e ci rende consapevoli che ancor più ora dobbiamo essere un esempio di dedizione alla Patria e fedeltà alla nostra gloriosa Specialità.

La carriera del Gen. CA Masiello è densa di incarichi e comandi prestigiosi e difficili ma per noi ha soprattutto lo stigma di essere un paracadutista e di esser stato Aquila 1!!

Da tutta l’ANPd’I i migliori auguri al Capo di SME e Decano dei Paracadutisti Militari in servizio,

Comandante Masiello: FOLGORE!!

IL GEN. C.A. CARMINE MASIELLO NOMINATO CAPO DI SME

Come da più parti ampiamente previsto, il Consiglio dei Ministri ha nominato il Gen. C.A. Carmine Masiello, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano.

Il Gen. Masiello ha iniziato la sua splendida carriera presso la Brigata paracadutisti Folgore, nel 185° rgt. a. par. ”Folgore”. Si tratta di un artigliere, quindi, anche se atipico. E’ stato infatti il principale promotore di una profonda trasformazione dell’unità, conferendole una nuova connotazione speciale perseguita con passione e costanza.

Da questa azione è così nato il 185°rgt. RRAO Folgore, confluito poi nel bacino delle Forze Speciali, unitamente al 9°rgt.d’assalto par. “Col Moschin” e il 4° rgt. alp. par. “Monte Cervino”.

Nell’ambito della Specialità, il Gen. Masiello ha comandato il proprio reggimento e, successivamente, la Brigata paracadutisti stessa, anche per un lungo periodo in Afghanistan.

Presso gli Organi Centrali, ha assolto incarichi di grande responsabilità presso gli Organismi di Informazione e Sicurezza, nonché presso lo Stato Maggiore dell’Esercito e quello della Difesa, sempre in posizioni molto vicine al Vertice delle Forze Armate, maturando così una conoscenza molto approfondita dello strumento militare, ben al di là degli orizzonti della Specialità di provenienza.

In questi ultimi burrascosi anni ha ricoperto l’importante incarico di Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, alle dirette dipendenze dell’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.

L’Anpdi gioisce per un provvedimento che finalmente pone molto meritatamente al vertice della Forza Armata di riferimento, l’Esercito, un Basco Amaranto di altissimo profilo. Un Basco Amaranto che avrà molto da lavorare, per il bene della nostra Forza Armata impegnata ad affrontare unitamente a Marina, Aeronautica e Carabinieri, uno scorcio storico difficile come non mai, nel quale tutti dovremo fare squadra, per il bene della nostra Patria.

Nel limite dei nostri poveri mezzi, anche noi dell’ANPDI ci sentiamo impegnati in tal senso, animati anche dalla speranza, anzi dalla certezza, che per il nuovo Capo di SME sarà facile dare ascolto ai propri commilitoni non più in servizio, per il bene di una Associazione che ha un grande bisogno di attenzione e che affonda le radici nella Storia di una Specialità, che non è un semplice dettaglio sperduto tra le tante realtà della Forza Armata.

Folgore!

CI HA LASCIATI IL COL. GIUSEPPE CHIONETTI

IL RICORDO DEL PRESIDENTE NAZIONALE
GEN. C.A. MARCO BERTOLINI

Dopo una dolorosa malattia che non ne aveva compromesso la volontà di essere comunque sempre presente per i suoi Cari e per le esigenze dell’ANPDI, è venuto a mancare a Livorno il Colonnello Giuseppe Chionetti. Entrato in Accademia Militare con il 20° corso nel 1962, venne assegnato ai paracadutisti appena uscito dalla Scuola di Applicazione di Torino. Presso il secondo battaglione ricoprì molti ruoli, tra cui quello di Comandante di compagnia fucilieri e di addetto all’addestramento del reparto. Frequentò con profitto la Scuola di Guerra, meritandosi i cosiddetti “vantaggi” e vinse il concorso per il successivo Corso Superiore di SM, superando quindi la prima importante selezione per poter ambire ai gradi più elevati. Per questo, fu una sorpresa la sua improvvisa decisione che lo portò a congedarsi a metà degli anni ’80. E’ probabile che in tale scelta abbia giocato un qualche ruolo anche la delusione per il mancato invio in Libano del 2° battaglione all’inizio dell’operazione, a differenza di quanto precedentemente pianificato.
Giuseppe Chionetti, comunque, non mancò di sentirsi paracadutista nel profondo e non mancò mai di essere parte attiva nella gestione dell’ANPDI, a livello locale ma anche a livello nazionale.
Con lui scompare un altro testimone di un’epoca ormai lontana della Folgore del dopoguerra, ma anche un interprete dello spirito dell’ANPDI più sincero e più profondamente radicato nell’etica del dovere.
Professionale, serio e determinato, ha dato un impulso importante anche alla gestione “disciplinare” dell’Associazione, quale membro del Collegio dei Probi Viri e, successivamente, dei Garanti, evidenziandosi oltre che per il costante rispetto per tutti, anche per il tratto estremamente cortese ed aperto. Insomma, con lui se ne va un Ufficiale e Gentiluomo vero, un paracadutista che non aveva bisogno di imporsi la faccia feroce del leoncino cresciuto in gabbia o un improbabile atteggiamento da duro e puro da operetta per meritare unanime rispetto e considerazione. Era un vero collaboratore, un insuperabile consigliere, di quelli che evitano di avanzare proposte irrealizzabili per perseguire un proprio sogno onanistico associativo. Era, insomma, conscio che “il meglio è nemico del bene” e sapeva misurare parole e proposte con l’infallibile metro della realtà.
Ci mancherà la sua pacata sicurezza nella bontà della battaglia dell’ANPDI, nei cui confronti non ha mai fatto mancare la sua fede e il suo amore. Ma ha anche tracciato un solco col suo esempio di rettitudine e di onesta operosità che non mancherà di incanalare l’azione dei veri paracadutisti.
Folgore!

Il Presidente Nazionale
Gen. C.A. (ris.) Marco Bertolini

 

IL RICORDO DEL PRESIDENTE DEL COLLEGIO DEI GARANTI
PROF. MAURIZIO MANZIN

Sul Manifesto di Carico del nostro Padre celeste, questa volta stava scritto il nome del mio amico Giuseppe Chionetti. Decollato per l’Ultimo Lancio, lo affidiamo all’arcangelo San Michele, il quale, oltre che nostro patrono, nella tradizione cattolica è il “pesatore delle anime”. E di anima, il colonnello paracadutista Chionetti ne aveva una grande, ma con un ombelico piccolo: caratteristica non proprio scontata, neppure nelle nostre fila. Di carattere ruvido e schietto, dotato di un senso dell’umorismo tagliente e molto “livornese”, ottimo commensale e di gran spirito cameratesco, Giuseppe era tuttavia riservato sulle questioni personali e alquanto modesto -quasi di basso profilo- per ciò che riguardava il suo passato militare (perciò ho scritto che l’ombelico dell’ego non lo dominava, come accade invece con la categoria dei “parlacadutisti”). Lo conobbi in un periodo particolarmente turbolento nella vita del Collegio Nazionale dei Probiviri, del quale fu per breve tempo presidente. In quei frangenti, ebbi modo di apprezzarne l’acuta intelligenza e il piglio combattivo con cui affrontava le questioni che venivano sottoposte al Collegio. Per la sua indole sorniona e il graffio della battuta, si era meritato il soprannome (a tutti i membri del Collegio ne era stato assegnato uno) di “il gatto”. Sono stati sei anni aspri e magnifici, nei quali Giuseppe si guadagnò la stima e l’affetto di tutti (inclusa quella del nostro Presidente Nazionale di allora, il gen. Fantini). Fui felice di sapere che aveva accettato la proposta di candidare successivamente per il Collegio dei Garanti, dove abbiamo trascorso ancora qualche anno assieme, anche se (dopo il Covid) nella forma poco gratificante delle riunioni “online”. Negli ultimi tempi la malattia lo aveva minato, e Giuseppe aveva chiesto di essere tenuto “in panchina”; da questo compresi che la faccenda era grave, perché il colonnello Chionetti non era uno che si tirava indietro. A tutti noi del Collegio, che gli siamo stati vicino, il suo ultimo Viaggio lascia un senso di profonda tristezza. Sull’attenti e col basco calzato, gli giunga il nostro grido di Folgore!, anche se con la voce rotta dalla commozione.

Il Presidente del Collegio dei Garanti
Prof. Maurizio Manzin

E’ VENUTO A MANCARE IL GEN. SIMONE BASCHIERA, INCURSORE DEL “COL MOSCHIN”

Nella serata del 9 gennaio è venuto a mancare all’affetto dei suoi Cari il Generale Simone Baschiera, dopo una serie di alti e bassi a seguito di una malattia polmonare durata qualche mese. In effetti, Simone non è venuto a mancare solo ai suoi Cari, ma anche a tutta la comunità sparsa del 9° reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin” nel quale aveva iniziato la sua lunga ed entusiasmante avventura di Soldato quando l’unità si chiamava ancora Battaglione Sabotatori Paracadutisti.

E’ in questa unità che, nel grado di sergente, mise in luce alcune delle caratteristiche che lo resero famoso, quasi leggendario, nel prosieguo della sua vita militare. Simone, infatti, fin da allora si evidenziò quale “uomo di ferro”, tutto d’un pezzo, energico, forte fisicamente come sono spesso i figli della da lui mai dimenticata terra istriana che gli diede i natali, animato da una passione capace di contaminare chiunque, nonché da una fermissima fiducia in se stesso che gli consentiva di affrontare qualsiasi prova senza tentennamenti.
Introiettò nell’intimo le ragioni e i valori del reggimento e della Folgore, di cui il reparto rappresenta “l’impeto”, come recita il motto dell’unità, segnalandosi come uomo d’azione, del fare. Per questo, se c’è mai stata una persona della quale si può dire, a ragione, che gettava il cuore oltre l’ostacolo, questa era lui, senza dubbi.

Ha partecipato a tutte le principali operazioni della sua unità, a partire dal controterrorismo in Alto Adige alla fine degli anni ’60 nel grado di sergente, dove subì un grave incidente, venendo addirittura colpito dal predellino di un treno durante un pattugliamento lungo una linea ferroviaria innevata.

Venne rimesso in piedi con difficili interventi di ricostruzione, che comunque non ne inficiarono le grandi potenzialità fisiche e non ne diminuirono la capacità di essere sempre “in testa” ai suoi commilitoni e, poi, ai suoi uomini. Ma era un uomo che non si accontentava della pur impegnativa routine di un reparto come il nono, nel quale quella di “cercarsi grane” è sempre stata la regola principale. Volle così reinventarsi in un ruolo che gli consentisse di esprimere meglio le sue potenzialità, vincendo il concorso quale Ufficiale del Ruolo Speciale. Con questa nuova veste affrontò a lungo le funzioni di responsabile dell’addestramento del reparto e di Comandante di compagnia.

Era noto, e temuto, per la disinvoltura con la quale letteralmente inventava esercitazioni di estremo impegno psico fisico, in tutti gli ambienti naturali, a partire dalla montagna: una leggenda maliziosa ma a conti fatti affettuosa lo voleva solito programmare i percorsi delle pattuglie in addestramento, prendendo le distanze con la sua spanna sulla carta al centomila. Non era completamente vero, ma è certo che con le attività addestrative da lui organizzate non si scherzava; e, in fin dei conti, è anche grazie a lui che il nono venne instradato lungo un difficile percorso che lo ha portato in pochi decenni da una dimensione più “artigianale”, nel senso più nobile del termine, ad essere il reparto di punta tra tutti quelli che rivendicano una qualche aggettivazione “speciale” in Italia, ma anche tra le unità di Forze Speciali occidentali.

Ha partecipato alle principali operazioni fuori area italiane a partire dal Libano (nella foto, con il Presidente e il Vice Presidente Nazionale dell’ANPDI durante un’attività nel Paese dei Cedri, nel 1981), fino alla Somalia e ai Balcani.

Ma non fu solo il 9° testimone del suo impegno. Operò a lungo presso il Comando Brigata paracadutisti, trasferendovi le importanti esperienze acquisite nel reparto di Forze Speciali, presso la Scuola di Fanteria e Cavalleria nell’ambito dei Corsi d’Ardimento, nonché presso il COI stesso, all’inizio della ormai lunga vita operativa di questo importante Comando Interforze.
Collocato per raggiunti limiti di età in quiescenza, non mise in un cassetto la sua passione per la vita entusiasmante che l’aveva bruciato senza consumarlo, interessandosi a tutte le tematiche che caratterizzano il rapido e drammatico divenire dell’attuale fase storica. Evidenziò, così, fini doti di analista strategico grazie alle quali seppe proporre in numerose e corpose pubblicazioni le sue osservazioni.

Con lui sparisce un altro emblematico rappresentante di un’epoca nella quale essere paracadutista ed incursore voleva dire prima di tutto essere uomini capaci di assumersi tutte le responsabilità del proprio grado e ruolo, senza mai stancarsi di cercare nuove occasioni per rompersi l’osso del collo. Un’epoca nella quale era un onore rinunciare ai “diritti” che fanno fremere tutti gli influencers e i novelli simil-sindacalisti militari, in cambio di un dovere difficile da assolvere, in un’unità che non accettava mezze misure. Insomma, è stato interprete di un’epoca nella quale l’Esercito e la Folgore sapevano far pienamente percepire ai propri uomini l’importanza e la bellezza del ruolo che ricoprivano, rendendoli così partecipi di uno spirito di corpo che attraversa i decenni e i ruoli.

Infine, era un uomo buono, che ci mancherà.

Folgore!

7 GENNAIO: FESTA DEL TRICOLORE!

Oggi è la festa del nostro tricolore e i paracadutisti, che conoscono bene quali siano i valori che incarna il principale simbolo dell’Unità Nazionale, ne fanno una ricorrenza pressoché quotidiana.

Volendo allora andare oltre la giusta retorica, cogliamo l’occasione per rispolverare alcune curiosità storiche e tecniche della nostra bandiera.

Anzitutto vi sono dei riferimenti normativi precisi, tra i quali:

– l’art.12 della Costituzione Italiana il quale sancisce che “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”;

– l’art.1 della Legge 31 dicembre 1996, n. 671, il quale istituisce la solennità odierna, stabilendo che “Il giorno 7 gennaio, anniversario della nascita del primo tricolore d’Italia, è dichiarato giornata nazionale della bandiera”;

– la legge 5 febbraio 1998, n. 22, che adotta “Disposizioni generali sull’uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell’Unione europea”; in particolare, prevede che il tricolore sia esposto all’esterno degli edifici ove hanno sede gli organi costituzionali ed altre importanti istituzioni statali e governative in Italia e all’estero;

– il D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121 che adotta il “Regolamento recante disciplina dell’uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell’Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici”; tale regolamento prevede, tra le altre cose, il “posto d’onore” della bandiera:  “La bandiera nazionale è alzata per prima ed ammainata per ultima ed occupa il posto d’onore, a destra ovvero, qualora siano esposte bandiere in numero dispari, al centro. Ove siano disponibili tre pennoni fissi e le bandiere da esporre siano due, è lasciato libero il pennone centrale” (cfr. art.2 co.2 DPR cit).

Quanto a colori e dimensioni, segnaliamo la seguente pagina web dell’Ufficio Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio dei Ministri:

https://presidenza.governo.it/ufficio_cerimoniale/cerimoniale/bandiera.html

Da essa si traggono queste informazioni:

– i “codici pantone” del tricolore italiano sono i seguenti: Verde: 17-6153 Bianco: 11-0601 Rosso: 18-1662

– orientativamente le dimensioni ordinarie delle bandiere sono le seguenti: per esterno cm 300×200 oppure cm. 450×300 (asta da balcone m 4, asta da terra m 8); per interno cm 150×100 (asta da interno cm 250).

Infine, per alcuni cenni storici, si rimanda al sito web del Quirinale https://www.quirinale.it/page/tricolore, ove si legge quanto segue :

“Il tricolore italiano quale bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decreta “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. Ma perché proprio questi tre colori? Nell’Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790.

E anche i reparti militari “italiani”, costituiti all’epoca per affiancare l’esercito di Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano, appunto, i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione: il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell’antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. Gli stessi colori, poi, furono adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell’Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera. Al centro della fascia bianca, lo stemma della Repubblica, un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi”.

Per un ulteriore approfondimento, segnaliamo anche questo ulteriore contributo dell’Ufficio Cerimoniale della Presidenza del Consiglio dei Ministri:

https://presidenza.governo.it/ufficio_cerimoniale/cerimoniale/Bandiera.pdf

Non resta quindi che onorare e difendere la nostra bandiera tutti i giorni!

Folgore!

AUGURI DI BUON ANNO AL COMANDANTE DELLA BRIGATA PARACADUTISTI FOLGORE

Questa mattina 1 gennaio 2024 il Segretario Generale dell’ANPd’I Gen. B. (ris) Enrico Pollini, in rappresentanza ed a nome del Presidente Nazionale, Gen. C.A. (ris) Marco Bertolini e di tutta l’Associazione, si è recato a Roma presso la Caserma “Gandin” sede del “Comando del Raggruppamento Lazio – Abruzzo dell’Operazione Strade Sicure” posto agli ordini del Comandante della Brigata Paracadutisti Folgore Gen.B. Massimiliano Mongillo, per porgere gli Auguri di Buon Anno Nuovo al Comandante ed a tutti i Suoi Paracadutisti.

Dopo un colloquio con il Comandante, seguito da uno scambio di doni (tra cui il calendario associativo già in fase di spedizione ai soci dell’ANPDI col numero di “Folgore”), il Segretario Generale si è intrattenuto con il personale della Brigata in servizio presso la sala operativa al quale ha espresso i sensi di affetto, cameratismo e ringraziamento per il servizio da essi svolto in tale contesto, senza dimenticare coloro attualmente impiegati in operazioni fuori area quali il Kosovo e l’Ungheria.

Tutta l’Associazione è grata ai “fratelli in armi” i quali a prescindere dalla tipologia dell’impiego richiesto lo assolvono sempre distinguendosi per senso del dovere, disciplina, passione, professionalità, coraggio e senso di appartenenza alla Folgore.

Il Comandante della Brigata nel salutare il Segretario Generale ha ringraziato per questa gradita e non scontata visita ricordando che la Folgore è un unico “corpo” che vede il personale in servizio e quello in congedo in una unione di intenti e di ideali.

Successivamente il Segretario Generale si è recato presso la Stazione Termini dove ha incontrato i Paracadutisti in servizio di pattuglia intrattenendosi brevemente con loro formulando i più sinceri Auguri dell’Associazione per l’anno appena iniziato.

Folgore!!

 

DOLOROSO LUTTO PER LA SEZIONE DI BOLOGNA: SCOMPARSO IL PRESIDENTE ONORARIO MARCO LUIGI BETTOLI

Pubblichiamo con profonda partecipazione il comunicato del Presidente della Sezione di Bologna in ricordo del par. Marco Luigi Bettoli.

Cari Amici,

questa mattina si è Spento il Nostro Presidente Onorario Marco Luigi Bettoli.

Nato il 25 Aprile 1928, è stato uno dei Pionieri del Paracadutismo Bolognese e Nazionale, fra i primi paracadutisti Militari a Roma e poi a Pisa.

Insieme a Renato Masini faceva attività Sportiva anche in caduta libera.

Da sempre attivo per l’associazione Paracadutisti, prima API e poi A.N.P.d’I.,  ha ricoperto anche cariche Nazionali.

Il suo funerale si svolgerà a Bologna mercoledì 3 gennaio 2024 alle ore 11 presso la chiesa di Gesù Buon Pastore, in via Martiri di Monte Sole ( zona Arcoveggio uscita n 6 tangenziale) saranno presenti i labari e le Fiamme di Bologna.

Si richiede la massima Partecipazione in divisa Associativa.

Il Pres. Par. Massimo Buratti.

 

La Presidenza Nazionale, esprime a nome di tutta l’Associazione le condoglianza alla famiglia ed agli amici del par. Bettoli, animatore ed interprete di primo piano dello spirito associativo.

LA PATRIOTA PAOLA DEL DIN PRESENTA IL LIBRO “NOME IN CODICE RENATA”

IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ANPDI, GEN. B. ENRICO POLLINI
ERA PRESENTE, PORTANDO GLI AUGURI DI TUTTA L’ASSOCIAZIONE!

Oggi presso la sede del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare si è svolta la presentazione del libro: “Nome in codice: Renata” che tratta delle vicende della MOVM paracadutista Paola Del Din che era essa stessa presente.

La nostra Presidente Onorario ha con spigliatezza, arguzie e limpida memoria commentato i fatti, soffermandosi sovente sul suo frettoloso addestramento al lancio con il paracadute, fattole dal SOE inglese in Puglia in previsione di una sua missione segreta dietro le linee tedesche: infatti dopo i lanci di brevetto effettuò un lancio di guerra. Presente per la Presidenza Nazionale il Segretario Generale Gen. Enrico Pollini che in un suo intervento oltre che a portare i saluti ed auguri di tutta l’Associazione ha posto alcune domande dalle quali è emerso che i lanci con il paracadute gli piacquero così tanto che continuò a farli anche nell’immediato dopoguerra.

Le vicende raccontate con grande vitalità della “patriota” Del Din, come essa ama definirsi e come essa realmente lo è, testimoniando sempre in ogni occasione il suo attaccamento alla Patria, hanno entusiasmato gli astanti. La stessa al momento della dedica sul libro, formulata con un bel “Folgore!”, ha ricambiato gli auguri al Segretario Generale con parole incitanti per tutta l’Associazione. Erano presenti oltre al padrone di casa il Presidente del Gruppo, la MOVM Gen. C A. Aiosa, nostro socio, la MOVM Ten.Col.  Paglia, Presidente onorario della Sezione di Caserta e la MOVM Serg.Magg.Capo Adorno.

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